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Zoho, azienda nota per il suo ecosistema di applicazioni aziendali integrate, ha recentemente ammesso di non possedere “il muscolo” necessario per competere con modelli di intelligenza artificiale dirompenti come ChatGPT o Gemini. In un’intervista, Ramprakash Ramamoorthy, direttore della ricerca AI di Zoho, ha sottolineato come l’obiettivo dell’azienda non sia diventare un gigante open-domain, bensì rafforzare funzionalità AI profondamente integrate nei propri prodotti, dal CRM alla contabilità.

A differenza dei competitor che rincorrono record di benchmark e dimostrazioni multimodali, Zoho ha scelto una strategia più discreta: sviluppare internamente modelli di linguaggio (Zia LLM) di dimensioni contenute (1,3–7 miliardi di parametri) e un motore di riconoscimento vocale, ottimizzati per l’ambiente enterprise e privi di qualsiasi trasmissione di dati a terze parti. Questa decisione nasce dal riconoscimento che le soluzioni generiche, per quanto potenti, spesso non si adattano ai workflow aziendali, e che delegare l’inferenza a provider esterni può comportare rischi di governance e costi imprevisti.

Zoho ha inoltre specificato che non prevede aperture al pubblico dei propri modelli e che l’adozione sarà vincolata agli utenti enterprise, con bundle inclusi nelle subscription e soglie d’uso differenziate
Analytics India Magazine. L’azienda è pronta a investire in infrastrutture GPU di fascia alta, ma declina ogni richiesta di sostegno da iniziative governative come IndiaAI, ritenendo di avere già risorse sufficienti, pur apprezzando il supporto all’ecosistema locale.

In sintesi, mentre molti protagonisti del settore puntano alla visibilità globale e al clamore mediatico, Zoho preferisce un approccio misurato e orientato al cliente business: evitare hype autoreferenziali e costruire, passo dopo passo, un’intelligenza artificiale che “viva all’interno dello stack” e migliori processi aziendali senza aggiungere complessità superflua.

Di Fantasy