Gli artisti visivi che hanno avviato una class action contro aziende specializzate nella generazione di immagini e video tramite intelligenza artificiale stanno celebrando un’importante vittoria. Oggi, un giudice ha deciso che il loro caso può procedere alla fase istruttoria, un passo cruciale nel processo legale.
Sarah Andersen, Kelly McKernan, Karla Ortiz, Hawke Southworth, Grzegorz Rutkowski, Gregory Manchess, Gerald Brom, Jingna Zhang, Julia Kaye e Adam Ellis hanno accusato le aziende Midjourney, Runway, Stability AI e DeviantArt di aver violato il loro copyright. Queste aziende, secondo gli artisti, avrebbero utilizzato il modello open source Stable Diffusion AI, addestrato sulle loro opere senza autorizzazione, per creare nuovi contenuti.
Il giudice William H. Orrick, della Corte distrettuale del Nord della California, ha stabilito che le accuse di violazione del copyright sono sufficientemente gravi per permettere il passaggio alla fase di scoperta. Questo significa che gli avvocati degli artisti potranno esaminare i documenti delle aziende accusate, ottenendo dettagli sui loro set di dati e sulle tecniche di addestramento dell’intelligenza artificiale.
Nella sua decisione, Orrick ha dichiarato che “le accuse di violazione indotta sono sufficienti” e che è necessario approfondire se l’uso di opere protette da copyright sia dovuto a un problema tecnico o a una scelta progettuale delle aziende coinvolte.
Kelly McKernan ha espresso la sua soddisfazione su X (ex Twitter), sottolineando che la decisione permette di scoprire ulteriori dettagli che le aziende avrebbero preferito mantenere riservati. Karla Ortiz ha aggiunto che l’ordine del giudice potrebbe avere implicazioni più ampie, mettendo in discussione la legalità dei modelli e dei set di dati simili.
Stable Diffusion è stato addestrato su un vasto set di dati chiamato LAION-5B, che contiene oltre 5 miliardi di immagini raccolte dal web. Tuttavia, il database include solo URL e descrizioni testuali delle immagini, il che implica che le aziende di AI potrebbero aver dovuto acquisire direttamente le immagini per addestrare i loro modelli.
Le aziende di AI, come Midjourney, avevano tentato di fare riferimento a casi precedenti per sostenere che le somiglianze tra i loro prodotti e le opere artistiche esistenti non costituiscono violazione del copyright. Tuttavia, gli artisti sostengono che i modelli di AI utilizzano tecniche che potrebbero riprodurre elementi protetti da copyright.
Il caso solleva questioni complesse sulla legalità dell’uso delle opere protette per addestrare modelli di intelligenza artificiale e sulla responsabilità delle aziende che li sviluppano. Sarà interessante vedere come si evolverà la situazione man mano che il processo legale procede.