Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) ha rivoluzionato numerosi settori, e la ricerca online non fa eccezione. Tradizionalmente dominato da colossi come Google, questo ambito sta vivendo una trasformazione profonda grazie all’emergere di strumenti basati sull’IA, che stanno cambiando il modo in cui gli utenti cercano e interagiscono con le informazioni sul web.
Secondo una recente indagine condotta da We Are Social, intitolata “Digital 2025”, quasi il 90% della popolazione italiana accede ai contenuti digitali principalmente tramite dispositivi mobili, con una media di utilizzo di quasi sei ore al giorno. Le principali motivazioni per la connessione includono l’informazione (71,5%), la ricerca online (62,2%), il viaggio (55,9%) e il mantenimento dei contatti con amici e familiari (53,4%). Questo scenario evidenzia come la fruizione dei contenuti digitali sia in continua evoluzione, con gli utenti che cercano esperienze sempre più personalizzate e immediate.
In questo contesto, strumenti di chat basati sull’IA, come ChatGPT e Microsoft Copilot, stanno emergendo come valide alternative ai motori di ricerca tradizionali. Questi strumenti offrono risposte più dirette e conversazionali, riducendo la necessità di navigare tra molteplici link per trovare le informazioni desiderate. A differenza dei motori di ricerca convenzionali, che presentano una lista di risultati basata su algoritmi di indicizzazione, le chat AI forniscono risposte sintetiche e contestualizzate, migliorando l’esperienza dell’utente.
L’integrazione dell’IA nella ricerca online non si limita a migliorare l’esperienza utente, ma ha anche implicazioni significative per le strategie aziendali. Le aziende devono adattarsi a questa nuova realtà, rivedendo le proprie strategie di visibilità e marketing. La tradizionale ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) potrebbe non essere più sufficiente; emerge la necessità di una “generative engine optimization”, ovvero la creazione di contenuti ottimizzati per gli strumenti di IA. Questo implica dare priorità alla presenza su piattaforme frequentemente citate, come Wikipedia e database affidabili, per garantire che le informazioni aziendali siano facilmente accessibili e utilizzate correttamente dagli assistenti AI.
Un esempio concreto di questa tendenza è rappresentato da Perplexity AI, un motore di ricerca basato sull’intelligenza artificiale che aspira a competere con giganti come Google. Secondo un’analisi di Andreessen Horowitz, Perplexity si è posizionato al terzo posto tra le applicazioni AI più utilizzate al mondo, superando leggermente ChatGPT nella durata media delle visite, con oltre sette minuti. Questo dato sottolinea l’interesse crescente degli utenti verso strumenti di ricerca più interattivi e personalizzati.
La risposta dei big player non si è fatta attendere. Microsoft ha lanciato una nuova versione di Bing interamente basata sull’intelligenza artificiale, integrando la tecnologia di OpenAI, in cui ha investito 10 miliardi di dollari. Questo nuovo Bing permette agli utenti di dialogare in maniera naturale con il motore di ricerca, offrendo risposte aggiornate e pertinenti, semplificando processi come lo shopping online.
Google, dal canto suo, ha introdotto Bard, una tecnologia di chatbot basata sull’IA, per competere direttamente con ChatGPT. Bard mira a generare risposte dettagliate a domande semplici, basandosi su Lamda, il “Language Model for Dialogue Applications” di Google. Questa mossa evidenzia l’importanza attribuita all’IA generativa nel futuro della ricerca online.