Un museo che ripensa il dialogo tra visitatore e genio, un progetto che unisce tecnologia e umanesimo, un’esperienza dove passato e presente si incontrano: è questo lo scenario creato al Museo Leonardo da Vinci di Firenze, dove dal 5 ottobre 2025 verrà esposto un avatar digitale di Leonardo, capace di interagire con i visitatori attraverso l’intelligenza artificiale.
Immagina di entrare nel cortile di un museo fiorentino e trovarsi davanti a un Leonardo da Vinci virtuale, in grado di dialogare — in oltre ventiquattro lingue — sui temi che più lo caratterizzano: arte, scienza, ingegneria, ma anche – sorprendentemente – temi contemporanei. Non stai assistendo a una recita, ma a un’interazione alimentata da un sistema IA che cerca informazioni autonomamente, recuperando risorse dal suo archivio interno integrato e, quando necessario, dal web.
La persona che “interpreta” questa interfaccia tecnologica è un’aggregazione di dati: oltre 12.000 frasi, riferimenti storici, eventi e citazioni legate alla vita e alle opere di Leonardo sono stati inseriti nell’algoritmo. Quando l’avatar non “sa”, può attivare ricerche autonome sul web per fornire risposte pertinenti. Il risultato è qualcosa che trascende il mero intrattenimento: diventa uno strumento didattico, fonte di stimolo culturale e (per appassionati o studiosi) piccola guida dialogante.
Ma non finisce qui: nel processo di costruzione digitale, l’intelligenza artificiale è stata impiegata anche per ricostruire un volto per l’Uomo Vitruviano. L’IA ha analizzato non solo il celebre disegno leonardesco, ma anche ritratti di grandi maestri rinascimentali quali Raffaello, Botticelli e Perugino, al fine di ottenere una rappresentazione credibile, rispettosa del contesto storico e artistico.
Le radici del Museo Leonardo da Vinci di Firenze affondano in un laboratorio nato negli anni Sessanta: Carlo Niccolai, che inizialmente riproduceva macchine leonardesche per passione e artigianalità, ha gettato le basi di una collezione che con il tempo si è trasformata in istituzione museale. Il figlio Gabriele ha poi completato il percorso, coinvolgendo studiosi e ricercatori per affinare i modelli, decifrare i Codici e portare il museo in una dimensione culturale riconosciuta.
Oggi alla guida del salto tecnologico c’è la generazione successiva: Leonardo Niccolai, studente di ingegneria presso l’Università di Firenze, lavora per applicare l’intelligenza artificiale alla comunicazione museale. Il progetto avatar non è un’operazione isolata, ma il primo passo di una visione più ampia: replicare l’approccio per altri grandi personaggi del passato, da Galileo a Michelangelo, da Einstein a Giulio Cesare, suscitando interesse internazionale. Già dalla fiera ASTC di San Francisco sono pervenute richieste da musei statunitensi e asiatici.
L’elemento più suggestivo dell’esperienza è l’abbattimento dei limiti tradizionali del museo: non più una lontananza di secoli tra il visitatore e Leonardo, ma un colloquio che accorcia spazio e tempo. L’avatar parla, risponde, scherza, riflette. Quando il tema diventa esterno alla sfera del Rinascimento, la macchina “va in cerca” di conoscenze aggiornate per rispondere.
In questo modo, la tecnologia non si sostituisce allo studioso, ma amplifica la capacità del museo di accogliere curiosità, domande e stimoli dal pubblico. Un percorso che può trasformarsi in anticipazione futura: se modelli simili verranno sviluppati per altri personaggi storici, ogni museo potrebbe diventare “vivaio interattivo” della memoria.