Un annuncio silenzioso, ma con un’eco potente: OpenAI ha reso visibili alcuni dei suoi strumenti interni pensati per uso aziendale, scatenando reazioni immediate nei mercati finanziari — specialmente fra le aziende SaaS che oggi dominano il panorama del business software. L’articolo pubblicato su AI Times descrive in che modo OpenAI stia usando la propria “forgiatura interna” per sviluppare strumenti come GTM Assistant, DocuGPT, support agent e altri, inizialmente per uso interno, ma con la potenziale ambizione di portarli fuori, sul mercato. E questo ha già fatto tremare alcuni giganti del settore.
Tutto parte da un post ufficiale pubblicato da OpenAI, intitolato “OpenAI Builds OpenAI”, che fa da manifesto a una serie di tool interni che l’azienda utilizza per gestire processi operativi quotidiani nel proprio stesso ambiente. Gli strumenti finora rivelati comprendono GTM Assistant, che agisce come un assistente operativo legato al contesto dei conti e delle vendite, integrato a Slack; DocuGPT, che analizza contratti e documenti complessi trasformandoli in dati strutturati; il Research Assistant, capace di elaborare e sintetizzare milioni di documenti in tendenze e insight; un agente dedicato al supporto (Support Agent), utilizzato per monitorare e valutare le performance degli agenti stessi; e infine un tool per inbound sales che risponde a domande del team commerciale e facilita il flusso dei lead. Questi strumenti non sono stati ancora ufficialmente “prodotti” per l’esterno, ma l’intenzione di un’eventuale commercializzazione è stata accennata da OpenAI nel corso del Dev Day.
Ciò che rende questa mossa così interessante è l’effetto domino: appena l’annuncio è diventato pubblico, il mercato ha reagito. Le azioni di aziende SaaS che competono nei settori del CRM, automazione vendita, gestione documentale e strumenti di supporto hanno registrato cadute significative. HubSpot ha perso il 10% del suo valore in Borsa, DocuSign il 12%, ZoomInfo il 6%, mentre Salesforce ha ceduto oltre il 3%. Il messaggio implicito è chiaro: se una compagnia come OpenAI sviluppa internamente gli strumenti chiave per la gestione aziendale, diventa un concorrente diretto – non più solo un fornitore di modelli AI, ma anche di applicazioni operative.
All’interno di OpenAI, questi strumenti – pur pensati per uso interno – assumono un ruolo centrale nell’efficienza operativa dell’azienda. GTM Assistant lega la conoscenza del prodotto al contesto dei clienti e organizza informazioni pertinenti per il team vendite; DocuGPT rende più snella la revisione di documenti complessi, trasformando testi in entità e dati utili; il Research Assistant consente di navigare montagne di ricerche e innovazioni in tempi ridotti; l’agente di supporto diventa un meta-strumento che misura e migliora il comportamento dell’ecosistema agente; e lo strumento inbound sales serve da ponte tra richieste commerciali e risposte automatizzate. È evidente che OpenAI sta costruendo il proprio stack interno con componenti intelligenti che si potenzialmente possono tramutare in prodotti esterni.
Ma la questione più delicata è quella della strategia futura: OpenAI dichiara che, al momento, questi tool sono destinati solo all’uso interno, ma non esclude che possano venire resi disponibili sul mercato se l’azienda lo ritenesse vantaggioso. Durante il Dev Day, le presentazioni hanno mostrato alcuni di questi strumenti come parte integrante del funzionamento dell’azienda — con l’accenno che, se fossero perfezionati e stabilizzati, potrebbero essere esternalizzati. Questo pone un interrogativo fondamentale per il settore software: aziende che oggi offrono strumenti di automazione, gestione vendite, analisi documentale e piattaforme CRM potrebbero trovarsi a competere direttamente con OpenAI, che ha già nella propria “linea di montaggio AI” versioni reflect delle proprie esigenze interne.
La reazione del mercato è indicativa: investitori e analisti interpretano questa mossa come una minaccia concreta. In fin dei conti, OpenAI può già testare i propri strumenti su scala reale, in ambienti critici, affinarli e adattarli. Le startup o le aziende che vogliano competere dovranno fare lo stesso, ma partendo da zero. Da quel punto di vista, la capacità di trasformare processi interni in prodotti commercializzabili è un vantaggio competitivo non da poco.