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Nel turbinio dell’era dell’IA generativa, dove ogni azienda cerca non solo di adottare nuovi strumenti, ma di trasformare radicalmente il modo in cui fa innovazione, Cognizant ha deciso di alzare l’asticella annunciando il lancio del pacchetto “Enterprise Vibe Coding Blueprint” — battezzato anche come “Vibe Coding-as-a-Service” (VCaaS), un’offerta pensata per aiutare imprese di grandi dimensioni a introdurre la codifica assistita dall’IA sia nei team tecnici che in quelli non tecnici.

Questa proposta non arriva dal nulla: Cognizant ha costruito la sua credibilità su una serie di esperienze interne, tra cui la “Vibe Coding Week”, evento globale che ha fatto parlare di sé per la partecipazione massiccia – e riconosciuta anche da Guinness World Records – e che ha generato migliaia di prototipi sviluppati in poco tempo.

La logica alla base è abbastanza semplice, ma ambiziosa: permettere alle aziende di passare dall’idea all’applicazione reale più rapidamente, democratizzare l’accesso alla creazione di software (anche per chi non è programmatore puro), combinare automazione, IA e governance in un modello operativo ripetibile. Nel concreto, il servizio offre consulenza, strumenti pre-packaged, playbook e proprietà intellettuale (IP) che Cognizant ha già testato internamente.

Una delle parti più interessanti è che Vibe Coding-as-a-Service non è pensato solo per coders esperti: il messaggio è che anche figure del marketing, delle operazioni o delle vendite possano – tramite prompt in linguaggio naturale e collaborazione con strumenti IA – contribuire a prototipare nuove soluzioni, prima che questi prototipi vengano presi in carico dai team di ingegneria.

Ma come funziona concretamente? Il pacchetto comprende la selezione degli strumenti più adatti, l’abilitazione dell’infrastruttura, l’impostazione di controlli di sicurezza e governance, l’abilitazione dei team ad alti volumi di sperimentazione e un sistema di valutazione automatica dei prototipi — basato su IP che l’azienda ha sviluppato internamente (ad esempio una piattaforma per la gestione dei partecipanti e una multi-agent evaluation system).

Il “perché” dietro questa mossa è duplice. Da una parte, c’è la consapevolezza che l’IA generativa ha già cambiato le regole del gioco: le aziende che si limitano a singoli esperimenti rischiano di restare indietro. Dall’altra, c’è il riconoscimento che uno degli ostacoli più grandi non è tanto la tecnologia quanto la capacità di farla operare in modo diffuso, sicuro ed efficace. In quest’ottica, offrire un “servizio” significa abbassare la soglia di adozione e minimizzare il caos che spesso segue i grandi progetti IA.

Naturalmente non si tratta di una bacchetta magica: trasformare un’organizzazione tradizionale in un’entità “AI-first” richiede cultura, formazione, change management, nuove metriche di successo e un’architettura che lo supporti. Cognizant sembra esserne consapevole e per questo ha progettato la sua offerta con componenti che vanno oltre la fase prototipo, puntando a scalare e governare.

Di Fantasy