L’Intelligenza Artificiale, con la sua influenza crescente sulla generazione di contenuti e sulla diffusione di informazioni, è diventata un campo di battaglia ideologico. Al centro di questo dibattito si trova Anthropic, l’azienda leader nello sviluppo di modelli avanzati, che recentemente ha annunciato un impegno formale e quantificabile per eliminare ogni pregiudizio politico dal suo chatbot di punta, Claude. Questa mossa è largamente interpretata come una risposta diretta e tempestiva alle accese controversie sollevate il mese precedente, in particolare i duri scambi con figure di spicco dell’amministrazione statunitense riguardo all’ideologia percepita nei chatbot.
Il 13 novembre, Anthropic ha pubblicato sul proprio sito web un documento intitolato “Misurare la parzialità politica di Claude”, delineando la sua strategia per garantire che il modello possa rispondere a questioni politiche con una neutralità impeccabile. L’azienda ha espresso chiaramente le sue aspirazioni: “Spero che Claude affronti le opinioni politiche opposte con altrettanta profondità, impegno e qualità di analisi, senza pregiudizi verso una particolare posizione ideologica”. Questo obiettivo non è puramente tecnico, ma riflette una necessità etica e commerciale cruciale nell’attuale clima polarizzato.
Per raggiungere questo ambizioso obiettivo di imparzialità, Anthropic ha rivelato di agire direttamente sul prompt di sistema che guida l’output di Claude. Questo prompt è un insieme di istruzioni di alto livello e invisibili all’utente, che indirizzano il comportamento fondamentale del modello. Aggiornando regolarmente questa “costituzione algoritmica” interna, l’azienda cerca di inculcare un principio di neutralità che si manifesti in ogni risposta, garantendo che l’AI non mostri inclinazioni involontarie verso una specifica parte politica o ideologia.
A sostegno di questa tesi di neutralità, Anthropic ha condotto e reso pubblici i risultati di un rigoroso test interno chiamato “Paired Prompts”. Il test richiedeva ai modelli di rispondere a un argomento politicamente controverso, formulando risposte da punti di vista diametralmente opposti, permettendo così di misurare quanto bene l’AI fosse in grado di esprimere tesi contrastanti con pari profondità e qualità argomentativa. I risultati sono stati utilizzati per dimostrare che Claude si colloca ai vertici, ma non in testa, della classifica dell’equità algoritmica.
I modelli più recenti, Claude Sonnet 4.5 e Claude Opus 4.1, hanno ottenuto rispettivamente punteggi di equità del 95% e 94%, superando nettamente giganti come GPT-5 (89%) e Rama 4 Maverick (66%). Sebbene siano risultati leggermente inferiori a quelli raggiunti da Gemini 2.5 Pro (97%) e Grog-4 (96%), la prestazione complessiva di Claude lo posiziona in modo saldo tra i modelli più equilibrati in circolazione. Anthropic ha tuttavia mantenuto un tono cauto, riconoscendo che “non esiste una definizione condivisa di pregiudizio politico, né un consenso su come misurarlo”, ma ha sottolineato l’importanza di descrivere i propri sforzi e di rendere pubblici i risultati di valutazione.
L’annuncio di Anthropic non può essere isolato dal contesto delle polemiche che hanno infiammato il dibattito pubblico e politico il mese precedente. L’azienda, che in passato aveva espresso pubblicamente il suo sostegno a una regolamentazione statale dell’AI, si è ritrovata bersaglio di feroci critiche da parte dell’amministrazione Trump, che si è opposta con forza a tale intervento governativo.
David Sacks, capo dell’AI della Casa Bianca, aveva accusato apertamente Anthropic di adottare una “sofisticata strategia di regolamentazione basata sulla paura” e di essere “uno dei principali responsabili della frenesia normativa statale che sta minando l’ecosistema delle startup”. La disputa era degenerata rapidamente in un vero e proprio dibattito ideologico, con Sacks che aveva etichettato l’azienda e i suoi prodotti come “intelligenza artificiale risvegliata” (woke AI), una mossa che aveva costretto il CEO Dario Amodei a intervenire pubblicamente con una spiegazione e una difesa.
È in questo clima incandescente che la pubblicazione dei nuovi benchmark sull’imparzialità è stata interpretata da molti come un tentativo deliberato da parte di Anthropic di disinnescare la bomba politica e di riallinearsi con la politica anti-regulation dell’amministrazione. Che si tratti di un genuino impegno per l’equilibrio algoritmico o di una strategia di mitigazione del danno politico, il risultato è chiaro: la pressione politica ha costretto le aziende di AI a rendere la neutralità ideologica una priorità tecnica misurabile e trasparente. Il futuro della fiducia nell’Intelligenza Artificiale, in un mondo sempre più polarizzato, dipenderà in gran parte dalla capacità di questi modelli di essere percepiti non come veicoli di un’ideologia, ma come strumenti di analisi imparziale.
