Durante la Worldwide Developers Conference (WWDC), i dirigenti di Apple hanno affrontato domande difficili riguardo al ritardo nel lancio di una versione avanzata di Siri basata sull’intelligenza artificiale. Nonostante le pressioni, non hanno ammesso che l’azienda stia inseguendo i concorrenti nel campo della tecnologia AI, ma hanno spiegato la loro visione e le ragioni dietro il ritmo più lento di sviluppo.

Craig Federighi, vicepresidente di Apple, è stato al centro dell’attenzione durante interviste pubblicate da testate come il Wall Street Journal, Tom’s Guide e TechRadar. A lui è stato chiesto esplicitamente dove fosse la versione di Siri con intelligenza artificiale promessa l’anno scorso. Federighi ha risposto sottolineando che Apple aveva effettivamente rilasciato due versioni dell’architettura AI per Siri, la prima presentata proprio alla WWDC dell’anno precedente. Tuttavia, durante lo sviluppo, si è reso necessario passare a una seconda versione più avanzata per poter offrire un’esperienza all’altezza delle aspettative degli utenti e del mercato.

Il vicepresidente ha respinto l’accusa che Siri fosse un “vaporware” – cioè un prodotto annunciato ma inesistente o non funzionante – affermando con fermezza che Apple ha dimostrato concretamente un software reale, basato su grandi modelli linguistici (LLM), e non una semplice demo a scopo dimostrativo. Anche Greg Joswiak, vicepresidente senior del marketing, ha aggiunto che, pur avendo inizialmente previsto di lanciare il prodotto entro l’anno, la realtà ha imposto un rallentamento: il software presentava ancora un tasso di errori inaccettabile che avrebbe deluso gli utenti.

L’intervista congiunta di Tom’s Guide e TechRadar ha seguito un tono simile, ponendo particolare attenzione alle ragioni per cui Apple sembra essere indietro rispetto ad altri nel campo dell’IA. Federighi ha ribadito che l’intelligenza artificiale rappresenta una tecnologia emergente destinata a trasformare profondamente società e industrie per decenni, e che per Apple non è una corsa a chi arriva prima, ma piuttosto una sfida a offrire prodotti solidi e affidabili. “Non ha senso affrettarsi a lanciare funzionalità o prodotti imperfetti solo per essere i primi sul mercato”, ha detto.

Apple ha anche voluto chiarire che il suo obiettivo con l’intelligenza artificiale non è semplicemente creare un chatbot, ma sviluppare un’intelligenza profondamente integrata in tutto l’ecosistema Apple, pensata per servire gli utenti nel modo più naturale e funzionale possibile. Federighi ha spiegato che Siri non punta a essere solo uno strumento per conversare, ma una piattaforma capace di “portare a termine il lavoro” attraverso l’esperienza di chat, integrando funzionalità utili in modo fluido e contestuale.

Di Fantasy