Nell’ambito della quarta riunione ministeriale del Consiglio per il commercio e la tecnologia (Ttc) tra Unione europea e Stati Uniti, tenutasi a Lulea, in Svezia, è stata firmata una dichiarazione congiunta. Questa dichiarazione sottolinea l’importanza di affrontare i rischi legati all’intelligenza artificiale (IA) al fine di sfruttarne appieno le potenzialità.

La Commissaria Europea per i valori e la trasparenza, Vera Jourova, ha evidenziato la necessità che coloro che si impegnano nella lotta alla disinformazione adottino tecnologie in grado di identificare chiaramente i contenuti generati dall’IA. L’obiettivo è consentire agli utenti di riconoscerli senza alcun dubbio.

La Commissione europea intende richiedere alle oltre quaranta organizzazioni che hanno aderito al codice di condotta dell’UE contro la disinformazione di creare una “etichetta” per identificare i contenuti generati dall’IA e, in questo modo, limitare la diffusione della disinformazione. Tra le aziende coinvolte troviamo Microsoft, Google, Meta, TikTok e Twitch, mentre Twitter ha deciso di abbandonare il codice.

La versione attuale del Codice, modificata e rafforzata dall’UE solo lo scorso giugno, non ha mai affrontato il tema dei deepfake e attualmente non si impegna né a identificarli né a etichettarli. Tuttavia, è evidente l’intenzione di porre rimedio a questa mancanza nel minor tempo possibile.

Vera Jourova ha dichiarato che ci sono due approcci principali in discussione per includere misure di mitigazione dei contenuti generati dall’IA nel Codice: il primo riguarda i fornitori di servizi che utilizzano l’IA generativa, come il nuovo Bing Chat di Microsoft o i servizi di ricerca potenziati dall’IA di Google. Questi fornitori dovrebbero impegnarsi a introdurre le “protezioni necessarie per evitare che tali servizi possano essere utilizzati da soggetti malintenzionati per diffondere disinformazione”.

Il secondo approccio coinvolgerebbe i firmatari che offrono servizi con potenziale diffusione di disinformazione generata dall’IA, i quali dovrebbero adottare “tecnologie in grado di riconoscere tali contenuti ed etichettarli chiaramente agli utenti.

Di Fantasy