Il bollino anti-AI, una tecnologia che mira a applicare watermark invisibili alle immagini generate dall’intelligenza artificiale per distinguerle da quelle autentiche, sta dimostrando di non essere così affidabile come si pensava. Una recente ricerca universitaria ha sollevato dubbi sulla sua efficacia, suggerendo che sia relativamente semplice eluderne la filigrana impercettibile a occhio nudo. Questo potrebbe aumentare la confusione tra le immagini autentiche e quelle generate da AI, aprendo la strada a ulteriori problemi di disinformazione e comportamenti al limite delle regole.
Non solo, ma c’è un ulteriore problema: è altrettanto facile applicare il bollino anti-AI anche a immagini reali, creando così un circolo vizioso di confusione. Ecco alcuni esempi noti di immagini generate da intelligenze artificiali diventate virali sui social media per la loro incredibile verosimiglianza, come il Papa che indossa un improbabile piumino cerimoniale, Donald Trump coinvolto in situazioni bizzarre e Tom Hanks che pubblicizza servizi dentali. Questi deepfake non dovrebbero essere sottovalutati, poiché possono alimentare la disinformazione e ingannare milioni di utenti poco esperti.
La crescente popolarità dei deepfake è evidente anche nel campo della propaganda politica, dove vengono utilizzati per influenzare opinioni e diffamare avversari. Di fronte a questa sfida, i giganti del web stanno cercando soluzioni software per identificare in modo inequivocabile le immagini generate da AI, e il bollino sembra essere la soluzione più diffusa finora. Tuttavia, i recenti studi condotti dalle Università della California, Santa Barbara e dalla Carnegie Mellon University indicano che c’è ancora molto lavoro da fare.
Gli approcci per rimuovere i watermark risultano sorprendentemente semplici, come l’alterazione dei valori di contrasto o esposizione, l’aumento della compressione del file jpg o la semplice rotazione dell’immagine, sebbene ciò possa comportare una perdita di qualità. Per chi desidera bypassare il bollino senza compromettere la risoluzione, una soluzione conveniente suggerita dai ricercatori è l’uso del filtro della sfocatura gaussiana, disponibile anche su programmi come Photoshop con pochi clic. Questo filtro sfrutta una funzione matematica per creare un effetto morbido e traslucido a livello di pixel, mantenendo la qualità dell’immagine intatta.
La sfida di combattere i deepfake rimane aperta, poiché l’applicazione dei watermark può risultare inefficace e creare problemi opposti. Tuttavia, le grandi aziende tech stanno lavorando su soluzioni alternative e più efficaci, tra cui Intel con FakeCatcher, Microsoft con Video Authenticator e Google con SynthID. Resta da vedere come queste soluzioni si evolveranno e se riusciranno a contrastare con successo il fenomeno dei deepfake.