Nel cuore di Milano, il Duomo non è soltanto un simbolo architettonico e spirituale: è anche un custode silenzioso della memoria, un monumento che vive ogni giorno sotto lo sguardo di migliaia di visitatori. Ma con l’aumento dei flussi, con la vivacità urbana e con i rischi di azioni malintenzionate o accessi non autorizzati, la protezione di questo bene d’arte assume nuove sfide. È in questo scenario che entra in gioco una novità: l’impiego dell’intelligenza artificiale per rendere le telecamere del Duomo più “sensibili”, capaci non solo di vedere, ma di comprendere.
L’idea è stata resa nota da Guido Nuovo, coordinatore dell’area Vigilanza e Sicurezza della Veneranda Fabbrica del Duomo: attualmente è in corso una sperimentazione di telecamere ad alta definizione, dotate di prestazioni avanzate soprattutto nelle ore notturne, quando il Duomo è chiuso e privo di turisti. Il progetto è partito sulle terrazze, zone particolarmente delicate perché esposte all’aria, al degrado e agli accessi esterni, ma l’intenzione è quella di estendere il sistema anche all’interno della cattedrale.
Il punto focale è prevenire atti di vandalismo, intrusioni o comportamenti non autorizzati. In un’epoca in cui i social media possono rendere fruibili immagini di luoghi poco accessibili, proteggere il patrimonio culturale richiede strumenti non più passivi, ma intelligenti. La sperimentazione vuole dotare le telecamere di algoritmi che aiutino a identificare anomalie, presenze sospette, movimenti in zone interdette, con rapidità e precisione.
Questa trasformazione tecnologica si inserisce in un quadro più ampio di gestione del monumento. Il Duomo registra un flusso turistico elevato: nel 2024 infatti si parla di circa 3,4 milioni di visitatori. La convivenza tra vocazione religiosa, spazio sacro e attrazione turistica impone un equilibrio sempre più delicato. Con l’IA, l’obiettivo è far sì che la sicurezza non diventi una barriera, ma diventi “trasparente” e integrata, capace di intervenire solo quando serve, senza interferire con l’esperienza della visita.
Anche Monsignor Gianantonio Borgonovo, che cura l’area Cultura e Conservazione della Fabbrica del Duomo, ha sottolineato un punto importante: il Duomo non può essere trattato come un “prolungamento” della piazza. È un luogo sacro, che deve mantenere una dignità propria. Per questo, accanto alle misure di sorveglianza più sofisticate, si riflette anche su un uso intelligente dei flussi: bigliettazione elettronica, orari regolamentati, gestione delle visite in modo ordinato.
È interessante osservare come la sperimentazione stia iniziando da punti esposti — le terrazze — che più di altri soffrono l’usura, l’esposizione agli agenti atmosferici e la facilità di accesso esterno. Se il prototipo fornirà risultati affidabili, potrà essere reso operativo anche dentro la navata, nelle cappelle laterali e in spazi meno accessibili al pubblico. Ciò consentirebbe di avere una copertura più completa e una sorveglianza uniforme, senza zone “cieche”.
Dotare il Duomo di Milano di una sorveglianza avanzata significa non solo proteggere una struttura di pietra e vetrate, ma difendere l’identità culturale di una città. Significa trasformare il mesto controllo in uno strumento attivo, capace di intervenire tempestivamente, senza essere percepito come intrusivo.