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La dichiarazione di un leader di settore può fungere da vero e proprio spartiacque, ridefinendo in un istante le percezioni di mercato e gli equilibri competitivi. È esattamente ciò che è accaduto con l’intervento di Marc Benioff, CEO di Salesforce, che ha scosso le fondamenta del settore dell’Intelligenza Artificiale con un verdetto netto e sorprendente: l’esperienza offerta dal nuovo modello Gemini 3 di Google ha eclissato in modo inequivocabile quella di ChatGPT, il chatbot di OpenAI che per anni ha dominato la scena. La sua affermazione, veicolata attraverso i canali social, è andata ben oltre la semplice preferenza personale, assumendo il peso di un segnale lanciato all’intero mondo enterprise sull’evoluzione della supremazia tecnologica.

Il dramma del commento di Benioff risiede nel suo contesto d’uso. Egli stesso ha rivelato di aver utilizzato quotidianamente ChatGPT per ben tre anni, un lasso di tempo che lo colloca tra gli utenti più esperti e assidui dell’AI di OpenAI. Questa fedeltà, tuttavia, è stata spezzata da sole due ore trascorse con Gemini 3. Il suo commento, carico di enfasi, descrive un salto qualitativo tale da far sembrare obsoleto il precedente standard. Benioff non ha espresso solo un lieve miglioramento, ma ha parlato di un “salto pazzesco” che ha fatto percepire come “il mondo sia cambiato, ancora una volta”.

Una simile dichiarazione, proveniente dal capo di un’azienda che è essa stessa profondamente immersa nella rivoluzione dell’AI e che integra modelli linguistici nelle sue soluzioni di CRM e Cloud, non può essere interpretata come un aneddoto isolato. È il chiaro riconoscimento che, nella feroce battaglia tra i giganti della tecnologia, Google ha compiuto un progresso generazionale che la riporta in una posizione di netta leadership, sfidando il dominio finora incontrastato del prodotto supportato da Microsoft.

L’entusiasmo di Benioff non è generico, ma si concentra su aree specifiche di miglioramento che definiscono il campo di battaglia dell’AI di prossima generazione. Il CEO di Salesforce ha lodato il balzo in avanti nel ragionamento di Gemini 3, un attributo cruciale che determina la capacità di un modello di comprendere problemi complessi, scomporli e fornire soluzioni logicamente coerenti e non superficiali. Questo aspetto è fondamentale per l’adozione in ambienti enterprise, dove l’AI è chiamata a supportare processi decisionali critici e compiti analitici avanzati.

Il secondo e forse più impattante elemento di lode è legato alla multimodalità nativa. Benioff ha sottolineato come le prestazioni su immagini e video siano più nitide e veloci. A differenza dei modelli precedenti che spesso trattavano le diverse modalità come dati separati, i modelli avanzati come Gemini 3 sono progettati per comprendere, elaborare e collegare contemporaneamente informazioni provenienti da testo, audio, immagini e video. Questa capacità integrata non è solo un plus tecnologico, ma apre la porta a un’interazione con l’AI molto più ricca e a casi d’uso che spaziano dall’analisi di grandi set di dati visivi alla generazione di contenuti multimediali complessi con un livello di coesione prima irraggiungibile. La velocità e la nitidezza in tutti questi ambiti, menzionate esplicitamente da Benioff, sono il segno di un’ottimizzazione architetturale profonda.

Il fragore della dichiarazione di Benioff risuona come un monito per i concorrenti. L’endorsement è un segnale forte per il mercato, che suggerisce che Google, grazie a ingenti investimenti in ricerca e sviluppo, è riuscita a trasformare una promessa tecnologica in una superiorità misurabile. L’effetto è quello di intensificare la pressione competitiva su OpenAI, che, pur mantenendo una vasta base di utenti, deve ora rispondere a un rivale che ha dimostrato un notevole progresso nelle metriche di intelligenza pura e di efficienza operativa. È significativo notare che persino Sam Altman, CEO di OpenAI, e l’imprenditore Elon Musk hanno riconosciuto pubblicamente il successo di Google, evidenziando che la gara per la supremazia dell’AI è più che mai aperta.

Di Fantasy