L’Intelligenza Artificiale (IA) è indubbiamente il motore della crescita per le maggiori aziende tecnologiche globali, che hanno investito miliardi nell’infrastruttura necessaria per la sua ascesa. Tuttavia, convertire questo massiccio capitale in profitti aziendali costanti, in particolare attraverso l’adozione degli agenti di IA—sistemi progettati per gestire automaticamente attività complesse—sta dimostrando di essere una sfida più ardua del previsto. Recentemente, voci provenienti dal quotidiano The Information, citando fonti interne, hanno suggerito che Microsoft avrebbe ridotto gli obiettivi di vendita per alcune linee di prodotto in risposta a una adozione aziendale degli agenti di IA più lenta del previsto. Sebbene Microsoft abbia fermamente smentito tali indiscrezioni, definendole “false” e basate su una “errata comprensione della struttura dell’organizzazione di vendita”, il rapporto ha acceso i riflettori sulle difficoltà che il settore Big Tech sta affrontando nella fase di commercializzazione.
Il 2025 era stato ampiamente etichettato come l’anno in cui gli agenti di IA avrebbero dovuto raggiungere l’adozione aziendale di massa. Tuttavia, i clienti aziendali stanno manifestando una certa riluttanza all’integrazione completa. Questa esitazione si basa su due pilastri fondamentali. In primo luogo, risulta difficile misurare con precisione i risparmi sui costi (Return on Investment o ROI) generati dall’adozione degli agenti, un fattore cruciale per i Chief Financial Officer. In secondo luogo, e più criticamente, in settori sensibili come la finanza, la sanità o la sicurezza, anche la più piccola “allucinazione” o errore di un agente di IA può comportare rischi legali o operativi molto gravi, rendendo le aziende cautelose.
I dettagli emersi sul fronte Microsoft illustrano il problema. L’azienda si era posta l’obiettivo di aumentare l’utilizzo della sua piattaforma di sviluppo AI aziendale su Azure, Foundry, del 50%. Tuttavia, una percentuale molto ridotta della forza vendita, meno del 20%, ha raggiunto questo traguardo ambizioso. Di conseguenza, l’obiettivo per l’anno in corso sarebbe stato dimezzato, e altre aree dell’organizzazione avrebbero visto i propri obiettivi di crescita ridotti al 50%. Sebbene Microsoft neghi l’abbassamento della quota totale di vendita, il rapporto sottolinea una tensione tra le aspettative aggressive del management e la realtà sul campo.
Il problema non si limita alla misurazione dei rischi. Anche quando le aziende investono, la transizione non è priva di attriti. Un esempio lampante è quello della società di private equity Carlyle, che lo scorso anno ha adottato Copilot Studio di Microsoft. L’azienda ha riscontrato problemi persistenti e significativi con l’integrazione dei dati con applicazioni esterne essenziali, come Salesforce, tanto da dover ridurre l’uso dello studio nel corso dell’autunno. Sebbene Carlyle abbia confermato che la sua spesa complessiva per l’IA è in aumento, l’esempio evidenzia che i prodotti agenti di IA, pur essendo potenti, non si integrano ancora in modo fluido nei workflow eterogenei delle grandi aziende.
Questa situazione non è esclusiva di Microsoft. Il mercato sta mostrando segnali di rallentamento generale: si vocifera che OpenAI abbia dovuto tagliare di ben 26 miliardi di dollari le sue previsioni di fatturato quinquennali per gli agenti. Anche competitor come Salesforce e AWS stanno ricorrendo a vari incentivi per stimolare l’adozione, mentre Google e Amazon avrebbero rivisto al ribasso le loro previsioni di ricavi in seguito a una spesa aziendale meno esplosiva del previsto.
Nonostante queste difficoltà nell’adozione degli agenti end-to-end, il business dell’IA di Microsoft rimane un pilastro cruciale per il fatturato complessivo. L’azienda continua a beneficiare enormemente dell’uso massiccio del suo cloud Azure da parte di OpenAI, con spese che quest’anno si aggirano intorno ai 15 miliardi di dollari. Inoltre, le vendite di prodotti IA più controllati, come 365 Copilot e GitHub Copilot, sono in costante aumento, soprattutto in segmenti non tradizionali che si muovono più rapidamente.
Tuttavia, il contraccolpo sul prezzo delle azioni Microsoft, che ha chiuso in ribasso dopo la pubblicazione del rapporto, sottolinea la sensibilità degli investitori. Le principali aziende Big Tech statunitensi sono sotto immensa pressione per dimostrare che i loro ingenti e costosi investimenti nelle infrastrutture di intelligenza artificiale, che hanno catalizzato la crescita degli ultimi anni, stiano ora generando profitti tangibili e sostenibili. L’incidente sugli obiettivi di vendita, anche se smentito, agisce da monito: la transizione dall’entusiasmo per l’IA alla sua effettiva monetizzazione su larga scala è la sfida strategica che definirà i leader del prossimo decennio.
