Nel mondo dell’intelligenza artificiale, dove le dimensioni dei modelli crescono senza sosta e il consumo energetico scala di pari passo, una mente visionaria decide di andare controcorrente. È il caso di Bruno Maisonnier, cofondatore di Aldebaran Robotics (l’azienda dietro i celebri robot come Nao e Pepper), oggi CEO di AnotherBrain, che ha presentato a Seul il concetto di Organic AI: un approccio rivoluzionario all’AI che si ispira al cervello umano per creare algoritmi a basso consumo e straordinariamente adattativi.

Organic AI nasce da una riflessione ambiziosa: perché affidarsi a modelli mastodontici e dispendiosi se possiamo prendere ispirazione direttamente dalla natura più evoluta e parsimoniosa che conosciamo? Maisonnier racconta che questo approccio si fonda su tre pilastri distintivi:

  • Addestramento con pochi dati: un netto contrasto rispetto all’enorme quantità di dati richiesti dai modelli generativi più diffusi oggi.
  • Consumo energetico minimo: parliamo di milliwatt, non megawatt — un balzo in avanti significativo in termini di efficienza.
  • Compatibilità hardware: pensato per essere integrato in dispositivi compatti, operativi anche in ambienti con risorse limitate.

Il cuore di questo paradigma? Ispirarsi alle micro colonne della corteccia cerebrale, quelle unità elementari che gestiscono simultaneamente percezione visiva, uditiva e cognizione — come suggerito da studi già consolidati risalenti al 1981.

Organic AI non è un’idea astratta: permette apprendimento in tempo reale, riconoscimento simultaneo di input visivi e acustici, e inferenze basate su osservazioni minime — proprio come facciamo noi umani. Questo significa che, una volta acquisita una conoscenza, il sistema può generalizzarla a situazioni nuove senza bisogno di un ri-addestramento massiccio.

Inoltre, Maisonnier prevede la sua integrazione in dispositivi a basso consumo (circa 5 watt), dando vita a AI on-device ultra-efficienti: dalle aspirapolveri robotiche a sensori intelligenti, fino all’uso nei robot fisici umanoidi — dove la reattività e l’emissione energetica contenuta sono fondamentali.

La visione non si ferma qui. L’obiettivo ultimo è orientato verso l’AGI (Artificial General Intelligence): un’intelligenza artificiale capace di decisioni autonome, adattabilità in contesti nuovi e apprendimento continuo — utile in settori dinamici come la guida autonoma o i droni. Organic AI ha già attirato l’interesse del Ministero della Difesa francese in ambiti legati allo spazio e ai satelliti, confermando la sua potenzialità strategica.

Di Fantasy