Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha espresso la sua opinione riguardo ai diritti d’autore dei dati utilizzati per l’apprendimento dell’intelligenza artificiale (AI). Ha dichiarato che, in linea con la politica attuale sui social media di Meta, se un creatore richiede un compenso, i suoi dati non verranno utilizzati.
In un’intervista pubblicata da The Verge il 26 settembre, Zuckerberg ha spiegato che Meta non è attivamente coinvolta nelle negoziazioni sui diritti d’autore. Ha messo in evidenza il concetto di “fair use”, che si riferisce al diritto legale di utilizzare dati disponibili pubblicamente, indipendentemente dalla loro protezione da copyright.
L’anno scorso, Meta, insieme a OpenAI, era stata citata in giudizio per violazione del copyright da diversi autori, tra cui la comica Sarah Silverman. Mentre OpenAI ha firmato importanti contratti con media nel corso dell’anno, Meta non ha ancora fatto passi significativi per risolvere le questioni legate al copyright. Si è detto che l’azienda sta considerando contratti con alcuni media, ma si è anche specificato che l’obiettivo è migliorare la qualità dei dati piuttosto che affrontare i problemi di copyright.
Zuckerberg ha spiegato che la strategia per i contenuti generati dall’AI sarà simile a quella attuale di Meta. Ha fatto riferimento al fatto che in paesi come Australia e Canada si incoraggia il finanziamento dei media invece della condivisione di articoli su Facebook o Instagram, ma Meta ha risposto bloccando completamente le notizie.
Ha affermato che le persone tendono a pagare solo per contenuti che ritengono preziosi e, in caso contrario, non pagano. Secondo lui, è probabile che il modello per l’intelligenza artificiale segua una logica simile. Ha suggerito che la quantità di notizie condivise su Meta è ridotta rispetto ad altre piattaforme, come X (ex Twitter).
Zuckerberg ha osservato che c’è una tendenza tra i creatori o gli editori a sopravvalutare il valore di contenuti specifici in un contesto più ampio. Ha aggiunto che quando i contenuti sono davvero significativi, nascono delle partnership. Inoltre, ha chiarito che, se i creatori si oppongono o chiedono di non utilizzare i loro contenuti, Meta non li utilizzerà, affermando che ciò non avrà un impatto significativo sulle prestazioni dell’intelligenza artificiale.
Questa affermazione implica che le prestazioni dell’AI non subiranno danni significativi se alcuni contenuti vengono esclusi. Sam Altman, CEO di OpenAI, aveva già espresso opinioni simili.
L’intervista ha fornito uno spaccato delle opinioni dei leader delle grandi aziende tecnologiche sulle questioni legate al copyright. Anche Mustafa Suleiman, CEO di Microsoft AI, era stato criticato per aver affermato che tutti i dati pubblicati su Internet possono essere utilizzati per l’apprendimento dell’AI nel rispetto del fair use. Tuttavia, i contenuti pubblicati online non sono meno protetti da copyright rispetto ad altri media e il concetto di fair use è complesso.
In conclusione, la questione dei dati utilizzati per l’apprendimento dell’AI dovrebbe essere decisa in tribunale. L’Ufficio del Copyright degli Stati Uniti (USCO) ha annunciato che pubblicherà linee guida entro la fine dell’anno riguardo al compenso per i contenuti utilizzati nell’apprendimento basato sull’intelligenza artificiale.
Nel frattempo, Tim Boucher, uno scrittore specializzato in intelligenza artificiale, ha attirato l’attenzione con affermazioni simili, sostenendo che le rivendicazioni di copyright riguardanti l’AI avvantaggiano soprattutto le grandi aziende tecnologiche e i grandi media, offrendo scarsi benefici agli artisti.
In un articolo per The Information, ha sottolineato che se le aziende tecnologiche concedono licenze direttamente ai creatori, i pagamenti per i singoli artisti saranno minimi a causa dell’enorme volume di dati. Questo sistema riduce la concorrenza tra le aziende tecnologiche e produce grandi profitti per i media, lasciando solo modestissimi compensi per gli artisti.
Boucher è un autore che ha pubblicato 120 mini-romanzi in due anni, utilizzando testi e illustrazioni generate dall’intelligenza artificiale. Sam Altman ha anche descritto il suo lavoro come “impossibile senza l’intelligenza artificiale” durante la sua presentazione al Senato degli Stati Uniti.