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L’intelligenza artificiale (IA) è spesso presentata come una forza dirompente, capace di rivoluzionare radicalmente la società e l’economia. Tuttavia, un recente saggio di Arvind Narayanan e Sayash Kapoor, pubblicato dal Knight First Amendment Institute, propone una visione alternativa: considerare l’IA come una “tecnologia normale”, simile ad altre innovazioni come l’elettricità o internet. Questa prospettiva suggerisce che l’adozione dell’IA avverrà in modo graduale, governato dall’uomo, e che i suoi impatti economici saranno progressivi, non improvvisi.

Contrariamente alle narrazioni apocalittiche che vedono l’IA come una superintelligenza autonoma e incontrollabile, gli autori del saggio sostengono che l’IA attuale non possiede tali caratteristiche. Essa è ancora lontana dall’autonomia completa e richiede supervisione umana. Pertanto, l’IA dovrebbe essere trattata come uno strumento nelle mani dell’uomo, senza attribuirle poteri sovrumani.

Il progresso dell’IA non avviene in modo lineare o esplosivo. Esistono “limiti di velocità” in ogni fase del processo: sviluppo, applicazione e diffusione. Anche se le tecnologie IA avanzano rapidamente, la loro adozione pratica è influenzata da fattori economici, culturali e istituzionali. Ad esempio, in contesti critici come la sanità o la giustizia, l’adozione di sistemi IA complessi è rallentata dalla necessità di garantire sicurezza, affidabilità e trasparenza.

L’IA generativa, pur mostrando potenzialità straordinarie, non è esente da errori. Episodi come quelli del chatbot Bing “Sydney” o del generatore di immagini Gemini, che hanno mostrato comportamenti anomali o risultati imprecisi, evidenziano i limiti attuali di queste tecnologie. Tali incidenti sottolineano la necessità di test rigorosi e di una supervisione umana continua per evitare conseguenze indesiderate.

La diffusione dell’IA richiede un adattamento sia sociale che organizzativo. Le persone e le istituzioni devono sviluppare competenze adeguate e strutture organizzative flessibili per integrare efficacemente l’IA nei loro processi. Questo adattamento non avviene automaticamente; richiede tempo, formazione e una gestione attenta dei cambiamenti.

Gli impatti economici dell’IA non saranno immediati o catastrofici. Analogamente a tecnologie precedenti, come l’elettrificazione o l’introduzione dei computer, l’IA porterà a trasformazioni progressive nei sistemi produttivi e nelle dinamiche occupazionali. Tuttavia, è fondamentale che queste trasformazioni siano accompagnate da politiche pubbliche che promuovano l’inclusione e riducano le disuguaglianze

Di Fantasy