OpenAI ha recentemente segnalato Jifu AI come la startup cinese più promettente nel campo dell’intelligenza artificiale, ponendola al centro della strategia governativa conosciuta come “Via della Seta Digitale”. In un articolo pubblicato il 25 giugno nella newsletter di OpenAI, intitolato “Il progresso cinese al fronte”, gli analisti dell’azienda hanno illustrato come Jifu stia concretamente portando il modello di sviluppo tecnologico cinese ai governi di numerosi Paesi nel mondo.
Secondo quanto riportato, Jifu non si limita a mettere a disposizione algoritmi: la società progetta e installa intere infrastrutture dati sovrane, sviluppate in collaborazione con partner come Huawei. Grazie a queste soluzioni “chiavi in mano”, i governi del Sud-est asiatico—dal Vietnam alla Malesia—ma anche quelli del Medio Oriente e dell’Africa, possono accedere a potenti sistemi di intelligenza artificiale senza dover costruire da zero data center o reti private.
Il legame tra Jifu e le istituzioni cinesi è particolarmente stretto: l’azienda avrebbe raccolto oltre 1,4 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici ed è stata coinvolta nella definizione degli standard nazionali per l’IA. Il management di Jifu, si dice, intrattiene dialoghi frequenti con il premier Li Qiang e con altri vertici del Partito Comunista, ragione per cui Washington l’ha inserita nella propria lista nera a gennaio.
In questo quadro strategico, OpenAI solleva un monito: gli Stati Uniti devono rafforzare la propria leadership tecnologica per impedire che la diffusione globale della “tecnologia Jifu” rafforzi l’influenza cinese. Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha ribadito in audizioni pubbliche la necessità di vietare l’uso di modelli IA cinesi negli USA, sottolineando che la competizione in questo settore non riguarda solo l’innovazione, ma la sicurezza geopolitica.