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In un grande abbraccio tra sogno e realtà, la Cina ha ospitato per la prima volta un evento straordinario: la “World Humanoid Robot Games” (WHRG), una sfida epocale in cui robot umanoidi da tutto il mondo si sono confrontati in gare atletiche, compiti pratici, e persino in… tuffi (non sempre destinati all’acqua).

La competizione è stata una vera vetrina per la tecnologia: alcuni robot hanno eseguito capriole, attraversato percorsi accidentati, superato ostacoli con agilità sorprendente. Ma l’euforia si perdeva rapidamente: in molti casi le performance motorie restavano deludenti, soprattutto in contesti più complessi.

Si è assistito a situazioni quasi grottesche: robot che inciampavano tra loro durante partite di calcio, un robot di Unitree che – correndo – si è letteralmente lanciato contro un operatore umano e l’ha buttato giù; in un match di kickboxing i pugni finivano a vuoto, tanto da suscitare commenti come “colpiscono l’aria, onestamente la precisione è bassa”.

Oltre agli sport, i robot hanno affrontato incarichi che un giorno potrebbero diventare domestici: trasportare materiali, smistare medicinali, raccogliere rifiuti in una camera d’albergo. Ma i tempi erano tutt’altro che rapidi: raccogliere nove rifiuti ha richiesto 17 minuti; sollevare tre scatole di medicine, 5 minuti; spostarne due, 2 minuti.

Anche se l’ambizione cinese è chiara – diventare leader entro il 2027 nel campo dei robot umanoidi – i risultati di questa edizione suggeriscono che manca ancora strada da fare prima che queste macchine possano essere utili nella vita quotidiana.

Eppure, tra errori e inciampi, gli esperti vedono progresso. Alan Fun (Oregon State University) osserva come, solo qualche anno fa, vedere un robot che cammina – figuriamoci saltare – era un evento raro. Oggi, grazie all’AI, questi robot affrontano compiti impensabili in passato. Ken Goldberg (UC Berkeley) aggiunge che, nonostante errori frequenti, mobilità e bilanciamento hanno fatto passi avanti notevoli.

È importante anche capire che queste macchine non agivano da sole: nessuno di questi robot possedeva capacità di pianificazione o ragionamento autonome – dietro le loro imprese c’era sempre una guida umana.

Malgrado tutto, Unitree si è distinta: ha vinto la gara dei 1500 m e conquistato più medaglie rispetto agli altri.

La copertura da parte di ZDNet Korea aggiunge numeri e contesto: oltre 500 robot da 16 Paesi si sono sfidati in 538 gare, distribuite su 20 discipline diverse, dalla corsa al calcio, fino alla ginnastica e alle attività pratiche. Il robot vincitore dei 100 m – quello di TienKung Robotics – ha tagliato il traguardo in 21,5 secondi: un risultato notevole per un robot, ma ben lontano dai 9,58 secondi del record mondiale di Usain Bolt.

C’è qualcosa di più profondo di una semplice gara: questo evento è stato anche un simbolo di “scienza popolare”, una vetrina nel cuore della quale si fondono curiosità, partecipazione e senso di progresso collettivo. Come ha evidenziato un reportage del quotidiano Kyunghyang, non si trattava tanto di esibire perfezione tecnica quanto di celebrare con il pubblico un sogno condiviso.

Di Fantasy