Nel crocevia tra l’intelligenza artificiale, lo sviluppo rapido di software e le necessità operative delle grandi imprese, ServiceNow fa un passo avanti significativo. Con il rilascio della versione Zurich della sua piattaforma, l’azienda introduce novità che non sono solo evolutive: sono quasi rivoluzionarie, nella misura in cui cambiano il modo in cui le organizzazioni pensano, progettano e distribuiscono applicazioni.
Molte aziende hanno già sperimentato l’IA su progetti pilota: chat-bot, automazioni isolate, analisi predittive. Ma spesso questi progetti rimangono confinati a un reparto, difficili da scalare, e voragini tra ciò che è stato ideato e ciò che effettivamente entra in produzione. È qui che il modello operativo tradizionale inceppa: l’idea, la scrittura del codice, il test, la governance, la sicurezza, il rilascio. Un percorso lungo, costoso, con sfide legate all’integrazione, alla compliance, all’affidabilità.
È in questo contesto che ServiceNow mette piede con Zurich, che non solo migliora gli strumenti già esistenti per le grandi imprese, ma introduce una nuova modalità: costruire app aziendali parlando, con un linguaggio naturale — l’inglese — e lasciare che sia l’IA a tradurre le intenzioni in workflow concreti. I tempi si accorciano drasticamente: da settimane a minuti.
“Vibe coding” è un’espressione che in questi ultimi tempi è ricorrente: l’idea che basti descrivere cosa vuoi che un’app faccia (“Crea un’app per l’onboarding che assegni compiti a Risorse Umane, IT e Facilities”) e che la piattaforma si occupi del resto: progettazione, creazione, debug, test, rilascio. ServiceNow lo fa con il suo nuovo Build Agent, inserito in Zurich.
Ma non si tratta di un generatore di prototipi: ciò che si ottiene è destinato alla produzione. Il Build Agent incorpora controlli di versione, sicurezza, conformità, audit trail, governance — tutto ciò che un’azienda matura richiede. Non solo: grazie ai decenni di dati e workflow aziendali che ServiceNow ha accumulato, l’intelligenza artificiale ha già un “contesto” in cui muoversi, non è chiamata a reinventare sempre la ruota.
Un’innovazione che punta a velocità e semplicità non può sorvolare sul tema della sicurezza, tantomeno nell’ecosistema aziendale, dove la protezione di dati, l’integrità dei processi e la compliance sono fondamentali.
Zurich introduce infatti:
- Il Machine Identity Console, che monitora le integrazioni API e segnala automaticamente quelle a rischio: account dormienti, metodi di autenticazione deboli, connessioni non affidabili.
- Il Vault Console, evoluzione del sistema introdotto da ServiceNow ben prima, che scopre dati sensibili all’interno dei workflow e applica policy di protezione in modo automatico.
- La distinzione netta tra identità umana, macchina e agente IA: quest’ultimo è trattato come una categoria a sé stante con rischi, responsabilità, regole proprie. Questo è importante non solo in termini tecnici, ma anche di policy aziendali e regolamentazioni.
Tra le implicazioni più significative, abbiamo:
- Velocità d’ingresso in produzione: progetti che prima richiedevano settimane, se non mesi, ora possono essere operativi in pochi minuti. Ciò significa che l’impresa può sperimentare, rimediare, evolvere con meno costi di switching, meno rischi derivanti da obsolescenza o requisiti cambiati.
- Riduzione della complessità: invece di dover coordinare team di sviluppo, sicurezza, compliance, l’azienda ha una piattaforma integrata che guida questi aspetti. Meno attriti fra reparti. Minori barriere fra idea e deploy.
- Concorrenza e scelta strategica: ServiceNow si pone in competizione diretta con giganti come Microsoft, Salesforce, che giocano anch’essi nella partita del low-code / agentic AI. La differenza distintiva proposta da ServiceNow è l’integrazione con workflow aziendali già esistenti, un patrimonio di conoscenza operativa che non è banale da ricreare per chi parte da zero.
- Trade-off tra libertà e vincolo: come sempre, maggiore integrazione significa maggiore potenziale lock-in.
Usare la piattaforma ServiceNow per tutto può portare convenienza operativa, ma anche la dipendenza da un solo vendor per sicurezza, aggiornamenti, estensioni. Ogni azienda dovrà valutare: semplificazione o mantenimento di un ecosistema multi-fornitore?
Le promesse sono avvincenti, e Zurich è un passo avanti che indica la direzione: agentic AI non più sperimentale, ma pronta per la produzione. Ma come sempre, il diavolo sta nei dettagli:
- Quanto sarà effettivamente fluido il passaggio da “prompt in linguaggio naturale” a un’app robusta che deve integrarsi con sistemi legacy, dati sparsi, regole complesse?
- Quanto costerà, in termini di licenze, personalizzazioni, formazione?
- Quale sarà la curva di apprendimento per i team che finora hanno operato con metodi tradizionali o strumenti low-code “leggeri”?
Se queste sfide verranno superate, Zurich può segnare una svolta: far sì che non siano solo le grandi aziende con risorse di sviluppo a innovare, ma anche quelle che finora hanno temuto che “fare tutto internamente” fosse troppo lento, costoso o rischioso.