Tesla da tempo si trova nel mirino non solo degli appassionati di tecnologia, ma anche dei tribunali, quando il suo sistema Autopilot è coinvolto in incidenti gravi. Recentemente, la casa automobilistica ha accettato di risolvere giudizi relativi ad incidenti mortali avvenuti in California nel 2019, in parte dopo aver subito “scutole leggendarie” nei tribunali di altri Stati, come quello della Florida, in cui è stata ritenuta parzialmente responsabile per un incidente del 2019, con danni per centinaia di milioni di dollari. Ma cosa è successo esattamente, quali sono le motivazioni, e che significato hanno queste decisioni per Tesla, per la regolamentazione e per gli utenti che usano Autopilot?

Era agosto 2025 quando un tribunale federale in Florida ha emesso un giudizio contro Tesla: nell’incidente del 2019 un Model S con Autopilot aveva causato un impatto fatale. Il verdetto ha imposto a Tesla di pagare circa 243 milioni di dollari per danni compensativi e punitivi, riconoscendo che, pur col conducente dichiarato in parte responsabile, il sistema di assistenza alla guida dell’azienda ha contribuito all’esito tragico. Tesla ha contestato il giudizio, sostenendo che l’Autopilot non è unico responsabile, che il conducente ha ruoli decisivi, e ha chiesto che il verdetto venga annullato o che si tenga un nuovo processo.

Poche settimane dopo, in California, sono emersi altri due casi, entrambi risalenti al 2019, in cui incidenti mortali erano imputati anche all’uso dell’Autopilot. Uno di questi coinvolge la famiglia Maldonado: un ragazzo di 15 anni è morto dopo che il veicolo del padre, dotato del sistema Autopilot, ha tamponato un camion durante cui l’Autopilot era attivo. Il veicolo Tesla avrebbe frenato solo poco prima dell’urto. L’altro caso riguarda un incidente a Gardena, California, in cui una Tesla modello S non si sarebbe fermata al semaforo rosso, andando a scontrarsi con un’altra vettura. Queste cause erano in procinto di andare a processo.

Tesla ha accettato di risolvere questi casi con accordi confidenziali prima che i processi iniziassero. I termini precisi non sono stati resi pubblici, ma i procedimenti giudiziari programmati a Alameda County e Los Angeles sono stati cancellati o sospesi in vista di tali accordi. È un passo che, pur non ammettendo pubblicamente colpa, segnala che le controversie legali collegate ai sistemi di guida assistita stanno diventando molto costose, non solo in termini economici, ma anche in reputazione legale e mediatica.

Queste sentenze e questi accordi rappresentano per Tesla una serie di sfide concrete. Per prima cosa, il fatto che la vittima in California fosse un ragazzo di 15 anni enfatizza l’impatto umano: queste non sono questioni astratte, ma drammi vissuti da famiglie che rivendicano responsabilità tecniche e morali. Tesla finora aveva spesso difeso l’idea che Autopilot richiede che il conducente resti attivo, vigile, pronto a intervenire: ma queste cause legali mettono in evidenza che la linea tra “autonomia parziale” e responsabilità diventa sempre più sottile agli occhi di giudici e giurie.

Dal punto di vista giuridico, questi casi mostrano che i tribunali stanno cominciando a valutare con meno indulgenza la difesa che attribuisce quasi tutta la responsabilità al conducente. Quando il sistema è progettato per assistere, ma in pratica lascia zone di ambiguità e potenzialmente meno protezione in situazioni di pericolo, il produttore può essere chiamato a rispondere. La decisione in Florida, e gli accordi in California, potrebbero diventare precedenti importanti per altre cause, soprattutto in Stati con regolamentazioni severe o dove le prove sull’uso dell’Autopilot possono essere documentate con dati dei veicoli.

Inoltre, ci sono implicazioni per il piano futuro di Tesla, in particolare per quanto riguarda i robotaxi e il sistema Full Self-Driving (FSD). Se il sistema Autopilot è sotto crescente scrutinio, se le cause legali costano molto non solo in danni ma anche in generare cattiva stampa e maggiore regolamentazione, allora ogni passo verso maggiore automazione autonoma richiederà di essere curato con enorme attenzione sul fronte della sicurezza, trasparenza, controllo dei dati, logica del fail-safe, e chiarezza di cosa il sistema può e non può fare. Tesla non può permettersi che questi casi minino la fiducia dei clienti, dei regolatori, o degli investitori.

Malgrado gli accordi, rimangono molte domande che non hanno (ancora) risposta pubblica. Non è noto l’entità monetaria degli accordi in California: quanto Tesla abbia effettivamente pagato, quali condizioni legali abbia accettato, se vi siano cambiamenti nei contratti d’uso per Autopilot, se ci siano clausole che limitano la responsabilità futura, o se i processi di raccolta dati (telemetria, sensori, registrazione) saranno resi più trasparenti per prevenire altri incidenti.

Non è chiaro neanche quanto questi casi influiscano sulla percezione complessiva del pubblico verso Autopilot, né se cambieranno le pratiche interne di Tesla (modelli software, sicurezza, aggiornamenti) in modo significativo. Un incidente critico, una causa molto pubblica, può spingere a miglioramenti tecnici, ma solo se l’azienda riconosce che la prevenzione vale più che il contenzioso.

Infine, c’è l’incertezza normativa: vari Stati degli USA, agenzie federali, enti di sicurezza automobilistica stanno osservando questi casi. Potrebbero emergere nuove leggi, regolamenti che impongono limiti più rigidi, obblighi di reporting, standard minimi per vetri, sensori, avvisi al conducente, sistemi di sicurezza attivi. Tesla, così come altri produttori, potrebbe trovarsi a dover adeguare non solo prodotti ma anche processi, costi e tempistiche.

L’accordo di Tesla per risolvere le cause californiane, specialmente quella con il giovane Maldonado, segna un punto di svolta. Non è ancora una ammissione esplicita di colpa, ma è un riconoscimento che le controversie legali dovute all’uso dell’assistenza alla guida autonoma non sono facili da evitare. Le sentenze come quella della Florida, con danni multimilionari, mostrano che i tribunali non tollerano più una visione che attribuisce tutta la responsabilità al conducente quando il sistema stesso ha un ruolo attivo nelle dinamiche dell’incidente.

Guardando avanti, Tesla dovrà operare su più fronti: migliorare la sicurezza reale dei suoi sistemi Autopilot e FSD, essere più chiara su cosa questi sistemi fanno e cosa non fanno, affrontare le cause non solo con contenziosi ma, possibilmente, con trasparenza e dialogo con regolatori e utenti. Perché in un mondo dove l’auto “assistita” diventa sempre più diffusa, ogni incidente, ogni causa, non è solo un caso isolato: è una lezione su cosa succede quando innovazione e responsabilità si incontrano al bivio.

Di Fantasy