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In un Paese dove l’acqua potrebbe sembrare abbondante eppure improvvisamente scomparire quando serve, Kritsnam Technologies si propone come una promessa concreta: togliere l’invisibilità all’acqua, misurarla, monitorarla, gestirla. Fondata nel 2015 da tre giovani laureati dell’IIT Kanpur — K. Sri Harsha, Vinay Chataraju e Prudhvi Sagar — questa startup deep-tech ha scelto di combinare innovazione hardware e software, avvalendosi dell’intelligenza artificiale, per costruire misurazioni in tempo reale che possano fare la differenza su scala nazionale.

L’idea ha radici accademiche: Harsha, durante i suoi studi, si era interessato al concetto di fiumi perenni e alle modalità con cui la gestione delle risorse idriche è cambiata nel tempo. Aveva osservato come, nonostante l’acqua sia fonte di vita, troppo spesso venga trattata con poca cura, soprattutto nei sistemi infrastrutturali, nei canali, nei tubi industriali e negli impianti domestici. Da lì è nata una visione: creare uno strumento che non solo registrasse la quantità d’acqua utilizzata, ma che la rendesse “visibile” e intellicibile.

Il primo elemento concreto del progetto è un misuratore ultrasonico intelligente — un dispositivo in grado di misurare il flusso dell’acqua con grande precisione, senza parti mobili deteriorabili, e di trasmettere questi dati. Questo componente hardware è solo il punto di partenza. La vera forza di Kritsnam sta nella piattaforma software basata su IA che accompagna il misuratore: algoritmi che analizzano i dati in tempo reale, algoritmi che rilevano anomalie, perdite invisibili, pattern d’uso. L’obiettivo è che chiami sistemi idrici cittadini, aziende, enti locali o abitazioni private possa non solo vedere quanta acqua viene consumata, ma intervenire tempestivamente per prevenirne lo spreco.

Nel panorama indiano, con le sue enormi disparità tra zone urbane e rurali, tra infrastrutture moderne e sistemi obsoleti, Kritsnam si inserisce come un elemento potenzialmente rivoluzionario. La startup afferma di aver digitalizzato oltre 2 miliardi di litri d’acqua ogni giorno, in 15.000 siti diversi. Questa scala operativa è già di per sé notevole: significa che vaste porzioni della rete idrica, che prima erano quasi “al buio”, ora sono sotto osservazione costante.

Tuttavia, come spesso accade nelle storie di innovazione, il cammino non è lineare e le sfide abbondano. In un contesto dove cicli idrici, concessioni, reti di tubature e responsabilità municipali si intrecciano, portare una tecnologia sperimentale fino alla maturità operativa richiede ingegno, perseveranza e capacità di adattamento. Occorre dimostrare che la misurazione fine può tradursi in risparmio reale, che le perdite si riducono, che una cittadinanza o un’azienda possono modificare il proprio comportamento se informati in tempo reale, e che gli investimenti in infrastrutture hi-tech generano un ritorno tangibile nei bilanci locali.

Un aspetto affascinante della storia di Kritsnam è che i suoi ideatori non si sono limitati a un approccio “ingegneristico puro”. La loro strategia è fortemente radicata nella sostenibilità sociale e ambientale: l’acqua non è solo una risorsa utile, è un bene comune da proteggere, da gestire con equità. Progetti come questi devono tenere conto dei contesti locali (in India le condizioni idriche variano drasticamente da una regione all’altra), delle condizioni economiche delle comunità, della manutenzione, dell’accessibilità energetica e dell’affidabilità del trasporto dati.

Oggi, mentre Kritsnam si affaccia su un mercato vasto e bisognoso, il suo percorso può ispirare una riflessione più ampia: siamo davvero pronti a rendere “visibile” ciò che non abbiamo mai visto? Se l’intelligenza artificiale e l’hardware intelligente riescono a portare trasparenza là dove prima regnava l’ignoto, potremmo finalmente cambiare il rapporto dell’uomo con l’elemento più fondamentale della vita: l’acqua.

Di Fantasy