Un’analisi recente ha evidenziato che l’intelligenza artificiale (AI) ha difficoltà nel creare barzellette originali, sollevando interessanti riflessioni sull’uso dell’AI nel supportare il lavoro creativo.
I ricercatori di Google DeepMind, presentando i risultati alla conferenza ACM su Equità, responsabilità e trasparenza, hanno collaborato con 20 comici esperti nell’utilizzo di modelli come “ChatGPT” di Open AI e “Gemini” di Google per generare materiale comico.
Tuttavia, i risultati non hanno soddisfatto le aspettative: le battute generate dall’AI sono state descritte come monotone, generiche e noiose dai comici coinvolti, che hanno preferito mantenere l’anonimato per la loro reputazione.
Sebbene alcuni abbiano trovato l’AI utile per generare contenuti rapidamente, come “riempire le pagine bianche”, la qualità del materiale comico è stata paragonata a una “commedia degli anni ’50” per la sua mancanza di originalità e profondità.
Questo dimostra una limitazione intrinseca nei modelli attuali di AI, che, nonostante il miglioramento delle prestazioni, non riescono ancora a produrre creatività autentica.
I ricercatori hanno sottolineato che i guardrail imposti dalle aziende per prevenire contenuti offensivi limitano ulteriormente la capacità dell’AI di esplorare territori comici più audaci e provocatori. Inoltre, il modo in cui gli LLM (modelli linguistici di grandi dimensioni) prevedono le parole passo dopo passo limita la loro capacità di creare sorpresa e incongruenza, elementi cruciali nell’umorismo e nella scrittura creativa.
Mentre l’AI può essere utilizzata per compiti di scrittura più pratici come sceneggiature e pubblicità, quindi la vera creatività e l’umorismo derivano ancora dalle esperienze e dalle emozioni umane, sfidando così l’AI nella sua capacità di generare contenuti genuinamente innovativi e divertenti.