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C’è qualcosa di profondamente singolare nel cuore della cultura aziendale di Anthropic, tanto da generare nel settore il curioso aggettivo “cultish”, quasi a evocare le dinamiche di un movimento spirituale più che di una startup tecnologica tradizionale.

In un mondo, quello dell’intelligenza artificiale, dove il talento passa da un’azienda all’altra a un ritmo vertiginoso, Anthropic sembra resistere a questa mobilità. Mentre altri giganti del settore—come OpenAI o xAI—vedono i propri collaboratori stufi o indecisi, molti di loro approdano proprio a questa realtà, attratti da qualcosa che va oltre lo stipendio o le stock option.

Il segreto non sta nei benefit o nei piani di crescita finanziaria: Anthropic non offre né salari più alti di altre grandi aziende né possibilità di liquidare azioni imminenti con grande facilità. E allora? Quel che emerge è un ambiente che enfatizza il valore dell’etica e della sicurezza dell’IA—intrecciando temi “aziendalistici” con discussioni sull’intelligenza artificiale e persino sulla “welfare dell’IA”—svincolati dal puro profitto.

Il CEO Dario Amodei contribuisce a questa aura con gli incontri mensili chiamati “Dario Vision Quest”, momenti intimi e partecipativi in cui si confrontano futuro dell’IA e sicurezza; l’atmosfera, a detta di molti, evoca discussioni più filosofiche che professionali.

In un contesto simile, anche il processo di selezione riflette una chiarezza di intenti. Non si cerca solo l’abilità tecnica, ma soprattutto la coerenza etica. Le domande vertono su dilemmi morali, su esperienze in cui i candidati hanno dovuto scegliere, non su risposte “giuste o sbagliate”, ma su scelte complesse e introspettive.

Un candidato potrebbe essere interrogato su un esempio di persona che ammira ma che condivide valori diversi, oppure su un comportamento etico contrastante con gli obiettivi di profitto aziendale. E quando si verifica con ex colleghi o amici, ciò che conta è il carattere, non le competenze tecniche.

Tutto ciò contribuisce a un forte senso di appartenenza: la “cultura cultish”, lungi dall’essere un difetto, si traduce in una coesione interna insolita. Invece di lasciare l’azienda per un’offerta migliore, i professionisti sembrano restare per convinto allineamento con i principi fondanti di Anthropic.

I numeri non mentono: secondo una ricerca di SignalFire condotta a maggio, quando OpenAI recluta un dipendente da Anthropic, quest’ultima riesce a attrarne ben otto; rispetto a DeepMind la proporzione è addirittura 11 a 1. E anche durante le operazioni di reclutamento di Meta, nonostante gli sforzi su Anthropic, solo un ingegnere russo ha lasciato il gruppo—mentre due ricercatori importanti di Meta sono passati al team di Amodei, ribaltando le dinamiche al punto da creare un 2‑a‑1 a favore di Anthropic.

Di Fantasy