L’ambizione di creare un robot umanoide dotato di intelligenza artificiale che possa eguagliare la complessità e l’agilità umana rappresenta una delle sfide ingegneristiche più complesse del nostro tempo. Mentre diverse nazioni gareggiano per conquistare questa frontiera tecnologica, il debutto del primo androide russo, battezzato AIdol e prodotto dall’azienda Russian Idol, si è trasformato in un memorabile e maldestro monito sulla distanza che ancora separa la promessa futuristica dalla realtà del prototipo. Concepito per essere un capolavoro della tecnologia nazionale, AIdol ha invece suscitato un’ondata di interrogativi dopo essere caduto rovinosamente dal palco a soli dieci secondi dalla sua presentazione ufficiale in un evento tecnologico a Mosca.

La scena, documentata dalle riprese sul posto, ha assunto i toni di una tragicommedia tecnologica. AIdol, camminando sulle note della celebre sigla del film “Rocky”, ha improvvisamente perso l’equilibrio, precipitando in avanti di fronte a un pubblico attonito. Ne è seguito un momento di surreale silenzio, interrotto solo dal rumore dei componenti sparsi sul pavimento. Il personale di scena è accorso rapidamente per trascinare via il robot, coprendo in fretta il palco con un telo nero per nascondere i resti dell’esibizione fallimentare. Sebbene il pubblico abbia tributato un applauso di supporto dopo l’incidente, per l’industria robotica russa la caduta è stata metaforica quanto letterale.

Nonostante il clamoroso scivolone, i dati tecnici forniti dall’azienda Russian Idol delineavano un progetto ambizioso. AIdol è alimentato da una batteria da 48 volt che garantisce fino a sei ore di autonomia operativa continua, un dato notevole per un umanoide. L’orgoglio nazionale era evidente anche nella composizione del robot, dichiarato essere formato per il 77% da componenti di fabbricazione russa, con l’intenzione di portare tale percentuale fino al 93%, sottolineando un chiaro intento di indipendenza tecnologica.

Il robot era dotato di ben 19 motori e si diceva capace di esprimere oltre una dozzina di emozioni di base e centinaia di sottili espressioni facciali, un livello di dettaglio destinato a umanizzare l’interazione. Purtroppo, sul palco quel giorno, AIdol non è riuscito a mostrare alcuna espressione che non fosse, involontariamente, un segno di impotenza meccanica.

Il contrattempo ha innescato una valanga di critiche sui social media e sui forum tecnologici in Russia, con molti che hanno messo in dubbio l’affidabilità del robot e la saggezza di presentare un prototipo palesemente incompiuto. Questi dubbi hanno inevitabilmente sollevato interrogativi sulla reale capacità dell’industria robotica russa di competere efficacemente nello scenario internazionale, dominato da colossi americani e asiatici.

Il CEO dell’azienda, Vladimir Bitukhin, ha tentato di smorzare la polemica, affermando che il robot era ancora nella sua fase prototipale e che l’incidente sarebbe servito come “un buon apprendimento”. In effetti, i fail clamorosi non sono un’esclusiva russa; la storia dei robot umanoidi da esibizione è costellata di momenti imbarazzanti. Basti pensare a uno dei robot Optimus di Tesla, che nel settembre 2022 riuscì a malapena a eseguire un semplice gesto della mano prima di bloccarsi sul palco. Un altro episodio controverso si è verificato nel marzo 2024 in Arabia Saudita, dove un robot umanoide di nome Muhammad, in diretta televisiva, ha sollevato la mano e toccato la parte inferiore del corpo della presentatrice, scatenando reazioni ironiche e sdegnate sul web.

Questi episodi globali, compresa la caduta di AIdol, ricordano che, nonostante i progressi rapidi nell’Intelligenza Artificiale, l’integrazione di quell’intelligenza in un corpo fisico stabile, funzionale e affidabile rimane la sfida finale della robotica, una sfida che mette in evidenza la fragilità della tecnologia quando è costretta a misurarsi con le imprevedibili leggi della fisica.

Di Fantasy