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Il settore dell’automotive globale ha appena raggiunto un traguardo storico che sposta i confini della mobilità intelligente dal campo della sperimentazione a quello della produzione commerciale su larga scala. Per la prima volta, il governo cinese ha formalmente incluso i veicoli dotati di guida autonoma di Livello 3 nei propri obiettivi di produzione industriale, segnando un punto di svolta fondamentale per l’intero mercato asiatico e internazionale. Il Ministero dell’Industria e dell’Informazione Tecnologica cinese ha infatti concesso l’omologazione ufficiale a due berline elettriche prodotte dai colossi statali Changan Automobile e BAIC Motor, riconoscendole non più come prototipi da test, ma come prodotti automobilistici finiti pronti per il mercato.

La classificazione di Livello 3 rappresenta un salto tecnologico e normativo immenso rispetto ai sistemi di assistenza alla guida comuni a cui siamo abituati. Secondo gli standard internazionali, mentre il Livello 2 richiede che il conducente sia costantemente vigile e responsabile, il Livello 3 introduce il concetto di automazione condizionata. In questo scenario, il sistema di bordo assume la piena responsabilità della guida in determinate situazioni, permettendo al guidatore di distogliere legalmente lo sguardo dalla strada e le mani dal volante. Resta comunque fermo l’obbligo per l’essere umano di essere pronto a intervenire tempestivamente qualora il computer di bordo segnali una situazione di emergenza o un limite tecnico insuperabile.

L’autorizzazione concessa alle due case automobilistiche prevede parametri operativi molto specifici e rigorosi, a dimostrazione di un approccio prudente ma risoluto. Il modello sviluppato da Changan Automobile è stato autorizzato a muoversi in modalità autonoma fino a una velocità di 50 chilometri orari all’interno di zone urbane selezionate nella metropoli di Chongqing. Parallelamente, il marchio Arcfox di BAIC Motor ha ricevuto il via libera per operare a velocità più sostenute, fino a 80 chilometri orari, sulle autostrade e sulle arterie principali della capitale Pechino. Entrambe le aziende hanno già pianificato l’avvio di progetti pilota dedicati al ride-sharing, utilizzando strade designate come banchi di prova per dimostrare l’affidabilità del servizio in contesti reali di traffico cittadino.

Questa accelerazione normativa non è priva di sfide, specialmente sul fronte della sicurezza e della responsabilità legale. La Cina ha dovuto affrontare momenti di dibattito intenso a seguito di incidenti stradali che hanno coinvolto sistemi di guida assistita, come il tragico evento che ha interessato una Xiaomi SU7 all’inizio dell’anno. Tali episodi hanno spinto il governo a irrigidire le revisioni tecniche e a implementare normative più severe. Tuttavia, invece di frenare il progresso, le autorità hanno scelto di definire con estrema chiarezza le responsabilità civili e penali: in caso di incidente durante la guida autonoma di Livello 3, la politica attuale mira a stabilire con precisione i doveri dei produttori di veicoli e dei fornitori di componenti, creando un quadro giuridico certo che favorisca l’espansione della tecnologia.

Mentre la Cina consolida la propria leadership con i veicoli di Livello 3, l’ecosistema tecnologico nazionale continua a spingere anche verso traguardi ancora più ambiziosi. Diverse startup locali stanno già testando il Livello 4, ovvero la guida completamente autonoma senza necessità di supervisione umana, in contesti urbani controllati. È interessante notare come questo fermento metta sotto pressione anche i giganti internazionali: Tesla, ad esempio, pur operando nel mercato cinese, ha ottenuto finora autorizzazioni limitate per il suo sistema Full Self-Driving, che rimane ancora confinato al Livello 2. Questa mossa strategica del governo cinese non solo promuove l’industria nazionale, ma stabilisce un nuovo standard globale per la gestione e l’integrazione delle macchine intelligenti nella vita quotidiana.

Di Fantasy