Nel settore tecnologico coreano, sempre più orientato all’integrazione tra intelligenza artificiale e sistemi autonomi, prende forma un progetto che potrebbe rivoluzionare il modo in cui vengono gestite le operazioni di salvataggio. Geo2 Information Technology, Argosdyne e l’Electronics and Telecommunications Research Institute (ETRI) hanno annunciato la presentazione di un sistema di ricerca di precisione basato sull’intelligenza artificiale e sui droni alla Fiera internazionale dell’industria della sicurezza 2025, un evento di riferimento nel settore della sicurezza digitale e fisica.
L’obiettivo è chiaro e ambizioso: superare i limiti dei droni di ricerca tradizionali, che si affidano principalmente a sensori video e immagini termiche, spesso inefficaci durante le ore notturne o in ambienti difficili come foreste fitte e zone montuose. Il nuovo sistema promette un salto di qualità grazie a un approccio che combina Wi-Fi, sensori multispettrali e algoritmi di intelligenza artificiale avanzata, permettendo di individuare persone in difficoltà anche quando la visibilità è scarsa o nulla.
Quando viene ricevuta una chiamata di emergenza, il drone dotato di tecnologia di apprendimento per rinforzo decolla automaticamente e comincia a scandagliare l’area. Grazie alla connessione con il Wi-Fi dello smartphone della persona dispersa, l’intelligenza artificiale riesce a localizzare la posizione in tempo reale, analizzando la potenza del segnale e combinando queste informazioni con i dati visivi raccolti dai sensori EO/IR (elettro-ottici e infrarossi). Il risultato è un sistema in grado di ricostruire una mappa tridimensionale dell’ambiente e di calcolare autonomamente il percorso di ricerca più efficiente, senza necessità di intervento umano diretto.
La componente innovativa più interessante è proprio questa: la capacità dell’AI di generare autonomamente il percorso ottimale in base alla potenza del segnale Wi-Fi, consentendo al drone di “intuire” dove si trova il richiedente aiuto anche in condizioni estreme. È un passo che apre scenari più ampi: gli esperti ritengono che tale tecnologia potrà essere applicata in futuro anche ad altri veicoli autonomi, come robot quadrupedi o mezzi terrestri senza pilota, ampliando il campo d’azione del soccorso intelligente.
Accanto al drone, il progetto prevede anche lo sviluppo di un sistema di controllo a terra (GCS) per il monitoraggio in tempo reale delle missioni. I soccorritori potranno così visualizzare la posizione dei droni, lo stato della ricerca e le aree già esplorate, intervenendo con prontezza e coordinando più squadre contemporaneamente. Questa sinergia tra robotica e supervisione umana punta a ridurre drasticamente i tempi di risposta e a preservare il “momento d’oro”, quel lasso di tempo cruciale per salvare vite in situazioni di emergenza.
Un rappresentante di Geo2 Information Technology ha sottolineato come questo sistema di ricerca basato sull’AI rappresenti “una soluzione di sicurezza efficace, direttamente correlata al salvataggio di vite umane”. Pur trovandosi ancora nelle prime fasi di sviluppo, l’obiettivo è quello di raffinarlo attraverso test e verifiche sul campo, migliorandone l’efficienza in ambienti non visivi e difficili da esplorare.
Il progetto è parte integrante del programma nazionale “Digital Safety Leading Model Development Project”, promosso dal Ministero della Scienza e delle ICT e dall’Agenzia nazionale per la promozione dell’industria IT (NIPA). Questa iniziativa mira a combinare le tecnologie digitali più avanzate — dall’intelligenza artificiale all’Internet of Things (IoT) — per creare modelli di sicurezza intelligenti applicabili a tre ambiti chiave: prevenzione dei disastri, sicurezza nella vita quotidiana e protezione nei luoghi di lavoro. La struttura del progetto è di tipo consortile, coinvolgendo sia il settore pubblico (come l’Agenzia nazionale dei vigili del fuoco e le amministrazioni locali) sia partner privati, con finanziamenti congiunti da fondi statali e contributi industriali.