C’è qualcosa di nuovo nell’aria quando si parla di intelligenza artificiale in Europa. Dopo anni di osservazione ammirata delle performance americane—dove nomi come OpenAI, Anthropic e altri dominavano la scena—il continente sembra aver finalmente acceso il motore della propria rinascita tecnologica. E questa svolta non riguarda solo la ricerca, ma risponde al richiamo di investitori che non vogliono più restare indietro.

Negli ultimi mesi l’Europa ha assistito a un afflusso straordinario di capitali verso le startup AI emergenti—una risposta chiara al timore di perdere terreno nella competizione globale. Non si tratta solo di un aumento numerico, ma di un aumento qualitativo: startup solide, spesso già vetuste di esperienza e know-how, hanno attirato finanziamenti significativi, confermando che l’ecosistema europeo dell’innovazione è maturo per passare dall’ombra a protagonismo.

Questa tendenza è confermata da diversi report recenti:

  • Le startup AI in Europa hanno raccolto circa $13 miliardi nel 2024, un incremento del 22% rispetto all’anno precedente, nonostante un calo complessivo delle operazioni.
  • Alcune aziende come Lovable (Svezia), n8n (Germania) e Framer (Amsterdam) hanno raggiunto valutazioni di miliardi di dollari, rendendo evidente che l’Europa non è più una culle dell’AI, ma un terreno fertile per unicorni.

Il sostegno pubblico ha fatto un balzo significativo: l’Unione Europea ha lanciato iniziative come InvestAI, destinando €200 miliardi allo sviluppo dell’AI, con la costruzione di AI gigafactories, e ha mobilitato anche fondi privati fino a €150 miliardi con l’iniziativa AI Champions.

Tuttavia, lo scenario europeo non è privo di ostacoli. Da un lato, la regione conserva un impareggiabile bagaglio di ricerca, cervelli e infrastrutture (supercomputing, storiche università). Dall’altro, esistono barriere proprie: regolamenti stringenti come l’EU AI Act, una propensione al rischio inferiore rispetto alla Silicon Valley, mercati nazionali frammentati e difficoltà ad attrarre capitali privati su larga scala.

In aggiunta, solo il 12% degli investimenti globali in intelligenza artificiale arriva all’Europa, un divario che pesa, anche se si vedono segnali di recupero. Startup come Aleph Alpha (Germania), Axelera AI (Paesi Bassi) e Mistral AI (Francia) rappresentano esempi virtuosi di aziende che, grazie a modelli open source, infrastrutture solide e strategia autonoma, stanno sfidando lo status quo.

Immagina il Vecchio Continente come un aratro dopo un lungo letargo: ora è risvegliato, ricettivo e determinato. Le decisioni politiche — come finanziare gigafactory e incentivi pubblici — si intrecciano con visioni imprenditoriali ambiziose, creando un ecosistema in fermento.

Se fino a ieri l’Europa era il luogo dell’innovazione accademica e delle idee brillanti poi spolpate altrove, oggi sta riaffermando il suo ruolo, alimentando una seconda rivoluzione industriale digitale. Startup come Mistral AI non sono più un’eccezione isolata, ma possono diventare il nuovo mainstream europeo dell’AI.

Di Fantasy