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Negli ultimi anni il commercio elettronico in India, soprattutto nel settore dell’abbigliamento, ha vissuto una crescita esponenziale grazie soprattutto all’ascesa dei marchi direct-to-consumer (D2C), che stanno trasformando il modo in cui i consumatori locali scoprono e acquistano moda. In questo contesto dinamico, Google ha introdotto la sua nuova funzionalità “try it on”, una tecnologia di prova virtuale che consente agli acquirenti di caricare una foto di sé stessi e di vedere come differenti capi di abbigliamento potrebbero apparire sul proprio corpo prima di effettuare un acquisto. Questa innovazione arriva in un momento in cui l’esperienza d’acquisto online viene sempre più influenzata da strumenti che riducono l’incertezza e avvicinano il consumatore all’esperienza di una vera e propria cabina di prova digitale, direttamente dallo schermo del proprio smartphone o computer.

Il concetto di prova virtuale non è nuovo: già oltre un decennio fa alcune tecnologie tentavano di sovrapporre digitalmente vestiti a immagini video live o fotografie dell’utente. Tuttavia, l’innovazione di Google risiede nell’uso avanzato dell’intelligenza artificiale, che sfrutta modelli formati per comprendere non solo la forma del corpo umano ma anche le sfumature dei tessuti, come la piega e l’elasticità, producendo immagini più realistiche di come un top, un vestito o un paio di scarpe potrebbero apparire su una persona specifica. In pratica, l’utente non si limita a guardare una foto statica di un prodotto, ma può visualizzare quell’articolo indossato da sé stesso, con risultati generati in base all’immagine caricata, aumentando così la percezione di personalizzazione e controllo nell’esperienza di shopping online.

Per i marchi D2C indiani, questo tipo di tecnologia può sembrare una straordinaria opportunità da cogliere. In un mercato dove i tassi di reso per l’abbigliamento rappresentano una sfida significativa e dove la fiducia del consumatore è spesso limitata dalla distanza fisica tra prodotto e cliente, offrire una prova virtuale può aumentare la certezza di acquisto. Guardare come un capo potrebbe stare su di sé prima di confermare l’ordine può tradursi in una riduzione dei resi, in un incremento delle conversioni e in una maggiore soddisfazione dei clienti. Inoltre, proprio in India, dove piattaforme come Myntra, Lenskart e altre hanno già sperimentato in diversi modi prove virtuali per prodotti come cosmetici o occhiali, l’arrivo di uno strumento potente come quello di Google potrebbe contribuire a spingere verso una standardizzazione di queste esperienze digitali.

Al di là dei vantaggi potenziali, però, permangono anche dubbi e interrogativi sulla reale portata di questa innovazione. Una funzione come try it on offre certamente un’esperienza immersive e interattiva, ma non elimina del tutto le incertezze legate alla vestibilità effettiva, alla sensazione al tatto dei materiali o alla risposta di un capo in movimento. L’IA può generare immagini suggestive, ma non sempre riflette la realtà in termini di taglia e fitting, soprattutto quando si tratta di attributi fisici più sottili che vanno oltre la semplice apparenza visiva. Questa limitazione, seppure comprensibile per tecnologie di questo tipo, sottolinea che un’esperienza virtuale di prova non potrà mai sostituire del tutto la prova fisica, almeno non nella forma attuale di questi strumenti digitali.

C’è inoltre la questione dell’adozione da parte dei marchi D2C stessi. Integrare e promuovere l’uso di try it on richiede non solo la presenza dei prodotti sulle piattaforme di Google e l’adeguamento delle immagini dei prodotti alle specifiche richieste dall’algoritmo, ma anche una strategia di comunicazione per educare i consumatori all’uso di questo strumento. In un mercato ampio e diversificato come quello indiano, con una moltitudine di fasce demografiche e livelli di alfabetizzazione digitale, trasformare una nuova funzionalità in uno strumento realmente utilizzato non è automatico: serve tempo, fiducia e, soprattutto, una user experience che dimostri un vantaggio tangibile rispetto alle modalità di acquisto tradizionali.

È interessante osservare come questa innovazione tecnologica possa anche influenzare le dinamiche competitive tra piattaforme di vendita online e marketplace: se da un lato strumenti come quello di Google rendono più facilmente accessibile l’esperienza di prova virtuale a un vasto pubblico, dall’altro impongono ai marchi indipendenti la necessità di differenziarsi non solo attraverso prodotti di qualità ma anche tramite esperienze digitali avanzate. Per molte piccole e medie imprese D2C, questo potrebbe significare un’accelerazione nei propri investimenti in tecnologie AI e digitali, con la prospettiva di offrire esperienze sempre più personalizzate e coinvolgenti.

Di Fantasy