L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando il panorama lavorativo moderno, ma fino ad oggi è stato difficile quantificare il suo impatto su compiti e professioni specifiche. Un nuovo rapporto di Anthropic, la startup di IA dietro Claude, offre una visione basata sui dati su come le aziende e i professionisti stanno integrando l’IA nel loro lavoro.

L’Indice Economico di Anthropic fornisce un’analisi dettagliata dell’utilizzo dell’IA attraverso vari settori, basandosi su milioni di conversazioni anonime con Claude, l’assistente IA di Anthropic. Il rapporto evidenzia che, sebbene l’IA non stia ancora automatizzando interi lavori, viene ampiamente utilizzata per potenziare compiti specifici, soprattutto nello sviluppo software, nella scrittura tecnica e nell’analisi aziendale.

A differenza di studi precedenti che si basavano su previsioni di esperti o sondaggi auto-riferiti, la ricerca di Anthropic si basa su un’analisi diretta di come i lavoratori stanno effettivamente utilizzando l’IA. L’azienda ha utilizzato il suo strumento di analisi che preserva la privacy, Clio, per esaminare oltre quattro milioni di conversazioni degli utenti con Claude. Queste interazioni sono state poi mappate su categorie professionali del database O*NET del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti.

I dati suggeriscono che l’IA sta svolgendo un ruolo significativo come strumento collaborativo piuttosto che come semplice motore di automazione. Infatti, il 57% dell’utilizzo dell’IA nel dataset ha comportato “potenziamento”, ovvero l’IA assisteva i lavoratori anziché sostituirli. Questo include compiti come brainstorming, affinamento delle idee e verifica dell’accuratezza del lavoro. Il restante 43% dell’utilizzo rientra nella categoria dell’automazione diretta, in cui l’IA eseguiva compiti con un coinvolgimento umano minimo.

L’adozione dell’IA varia significativamente tra i settori. I lavori legati all’informatica dominano l’utilizzo dell’IA, mentre i lavori manuali mostrano un’adozione minima. Ad esempio, solo lo 0,1% delle conversazioni analizzate erano relative a compiti nell’agricoltura, nella pesca e nella silvicoltura. Questa disparità evidenzia le attuali limitazioni dell’IA, che eccelle in compiti basati su testo e analitici ma fatica con lavori che richiedono lavoro manuale, destrezza o interazioni interpersonali complesse.

Uno dei risultati più intriganti del rapporto è che l’utilizzo dell’IA non segue uno schema semplice quando correlato ai salari. Piuttosto che concentrarsi in lavori a basso o alto salario, l’adozione dell’IA raggiunge il picco nella fascia salariale medio-alta. “L’uso dell’IA raggiunge il picco nel quartile superiore dei salari ma diminuisce a entrambi gli estremi dello spettro salariale”, afferma il rapporto. “La maggior parte delle occupazioni ad alto utilizzo si concentra nel quartile superiore e corrisponde principalmente a posizioni nell’industria del software, mentre le occupazioni a salari molto alti (ad esempio, medici) e a salari bassi (ad esempio, lavoratori di ristoranti) mostrano un utilizzo relativamente basso.”

Per i decisori tecnici, il rapporto fornisce una roadmap su dove l’IA avrà probabilmente il maggiore impatto nel breve termine. I dati suggeriscono che le aziende dovrebbero concentrarsi sull’adozione dell’IA in professioni basate sulla conoscenza, dove il potenziamento, piuttosto che la sostituzione totale, è il modello dominante. Il rapporto fornisce anche un avvertimento precoce per i responsabili politici: mentre l’IA non sta ancora sostituendo interi lavori su larga scala, la sua crescente presenza in compiti ad alto valore potrebbe avere un impatto profondo sulla dinamica della forza lavoro.

Di Fantasy