Amazon ha recentemente annunciato il più grande ciclo di licenziamenti nei suoi trentuno anni di storia, con l’eliminazione di oltre 14.000 posti di lavoro. Sebbene i licenziamenti su vasta scala siano spesso interpretati come una reazione a cicli economici avversi o a eccessi di assunzione, l’analisi dei primi tagli rivela un dettaglio inquietante e significativo: una percentuale notevole delle posizioni eliminate riguardava ingegneri e personale tecnico di medio livello. Questa tendenza, unita a manovre interne sul lavoro a distanza e alla retorica aziendale sull’efficienza, suggerisce che l’Intelligenza Artificiale, pur non essendo formalmente citata come causa, stia agendo da potente catalizzatore per una profonda riorganizzazione strutturale.
Secondo un’analisi dei rapporti WARN (Worker Adjustment and Retraining Notification) presentati negli stati chiave, ben il 40% degli oltre 4.700 posti di lavoro inizialmente tagliati a New York, in California, New Jersey e nello stato di Washington era costituito da posizioni ingegneristiche. Questo dato non è isolato nel panorama tech: lo scorso maggio, anche Microsoft aveva registrato una percentuale simile di tagli al personale tecnico. L’eliminazione massiccia di sviluppatori e ingegneri informatici di medio livello suggerisce che le grandi tech company stiano procedendo a una semplificazione organizzativa in cui l’automazione algoritmica può assumere una parte crescente delle mansioni in precedenza svolte dal personale umano.
La riduzione del personale ha toccato trasversalmente diversi settori strategici. Sono stati licenziati product manager, program manager, dirigenti, e team dedicati a prodotti specifici. Lo studio di videogiochi californiano ha subito una contrazione tale da ridurre significativamente lo sviluppo di giochi AAA su larga scala, inclusi progetti MMO. Anche team all’avanguardia come Visual Search, che sviluppa la funzionalità di shopping in tempo reale basata su immagini “Lens Live”, hanno visto l’allontanamento di ingegneri del software, scienziati applicati e ingegneri del controllo qualità. Parallelamente, circa 140 posizioni nel settore vendite pubblicitarie e marketing sono state eliminate nella sede di New York, segnalando una ristrutturazione che va oltre il mero cost-cutting.
A rendere il quadro più complesso si aggiungono le pressioni sulle condizioni lavorative. In concomitanza con i licenziamenti, è emersa la notizia che Amazon sta attuando un drastico trasferimento del personale di assistenza clienti della sua sussidiaria Ring, richiedendo ai dipendenti che lavoravano da remoto di rientrare in sedi fisiche designate negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Ufficialmente, la mossa è motivata dalla creazione di un “ecosistema di supporto proattivo basato sull’intelligenza artificiale”. Tuttavia, alcuni dipendenti hanno interpretato questa manovra come una strategia per indurre una parte significativa del personale a lasciare l’azienda, evitando ulteriori licenziamenti formali, in quello che viene percepito come un aut-out mascherato.
La retorica della leadership di Amazon rafforza l’idea che l’AI sia la forza trainante dietro questa riorganizzazione. Il CEO Andy Jassy ha pubblicamente sottolineato la necessità di una riduzione dei costi e di una semplificazione organizzativa, affermando che l’eccesso di assunzioni durante la pandemia aveva “rallentato il processo decisionale e creato stratificazioni inutili”. Sulla stessa linea, Beth Galetti, responsabile delle risorse umane, ha definito l’Intelligenza Artificiale “la tecnologia più potente dai tempi di Internet” e ha ribadito l’imperativo di operare come un’organizzazione snella per innovare più rapidamente.
Sebbene Amazon non abbia mai attribuito esplicitamente i licenziamenti all’Intelligenza Artificiale, le sue azioni dicono il contrario. L’azienda sta infatti espandendo l’automazione basata sull’AI in molti lavori impiegatizi, come dimostra il recente lancio di Kiro, uno strumento di assistenza alla programmazione basato sull’AI. L’eliminazione di ingegneri di medio livello, il raggruppamento del supporto clienti attorno a un nuovo “ecosistema AI” e l’insistenza sulla snellezza aziendale in un’epoca di strumenti di automazione sempre più sofisticati, suggeriscono che il vero obiettivo sia quello di sostituire l’efficienza algoritmica alla densità di personale. Con ulteriori licenziamenti previsti per il prossimo anno, si profila un cambiamento strutturale profondo in cui i lavori impiegatizi e persino quelli tecnici di routine saranno i primi a confrontarsi con il potere disruptive dell’AI.
