Meta e Spotify hanno inviato una lettera aperta all’Unione Europea (UE) per esprimere preoccupazioni riguardo all’intelligenza artificiale (IA) e alle politiche sui dati. Nella lettera, le aziende affermano che la frammentazione delle normative e le politiche incoerenti stanno minando la competitività dell’UE e rischiano di impedire ai cittadini europei di beneficiare delle innovazioni nell’IA.
Il Wall Street Journal ha riportato che circa 20 aziende, tra cui Meta, Spotify e Prada, hanno firmato questa lettera. Le aziende contestano il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’UE, introdotto nel 2018, e chiedono regolatori più armonizzati e rapidi che consentano l’uso dei dati europei per addestrare modelli di IA a beneficio degli utenti.
Queste preoccupazioni sono emerse dopo che misure di protezione dei dati hanno impedito l’uso delle informazioni degli utenti dei social media per l’addestramento dell’IA. Di conseguenza, Meta ha deciso di non lanciare nuovi prodotti di IA nell’UE e ha annunciato che non rilascerà il suo modello “Rama 4” o altri modelli multimodali in futuro.
Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha criticato l’UE in diverse occasioni, inclusa una recente pubblicazione su The Economist, dove ha condiviso le sue preoccupazioni insieme al CEO di Spotify, Daniel Ek.
Nella lettera, si afferma: “Il processo decisionale normativo è diventato frammentato e imprevedibile, creando incertezze su quali dati possano essere utilizzati per addestrare i modelli di IA. Questo significa che i nuovi modelli di IA open source e i relativi prodotti e servizi non rappresenteranno la conoscenza, la cultura o la lingua europee”.
Inoltre, Meta ha subito sanzioni record per violazioni della privacy, tra cui una multa di 1,2 miliardi di euro ai sensi del GDPR, che ha anche portato al rinvio del lancio di Threads in Europa.