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Il piano di Oracle per sostenere la crescita infrastrutturale di OpenAI attraverso la costruzione di un enorme data center dedicato all’intelligenza artificiale sta incontrando più ostacoli del previsto. Al centro della questione c’è un progetto da circa 10 miliardi di dollari, pensato per supportare Stargate, una delle iniziative strategiche più ambiziose legate all’espansione computazionale di OpenAI. Nonostante le rassicurazioni ufficiali dell’azienda, le difficoltà emerse sul fronte dei finanziamenti stanno alimentando dubbi sempre più diffusi tra analisti e investitori.

Secondo quanto riportato dal Financial Times, Blue Owl Capital, il principale partner di Oracle nel settore dei data center, avrebbe deciso di non sostenere l’operazione da 10 miliardi di dollari. La notizia è particolarmente rilevante perché Blue Owl non è un attore marginale, ma uno dei più grandi gestori patrimoniali di Wall Street, che negli ultimi mesi ha contribuito in modo significativo al finanziamento di grandi infrastrutture digitali sia per Oracle sia per Meta. Il passo indietro su questo progetto specifico ha quindi avuto un impatto immediato sulla percezione di solidità dell’intero piano.

Il progetto in questione riguarda la costruzione di un data center da 1 gigawatt a Saline Township, nel Michigan, una struttura pensata per fornire la potenza di calcolo necessaria alle attività di OpenAI. Le trattative tra Oracle, Blue Owl e altri finanziatori erano in corso, ma secondo le ricostruzioni si sarebbero arenate senza arrivare a un accordo definitivo. Questo ha creato una situazione di incertezza, perché al momento Oracle non avrebbe ancora firmato un contratto con un nuovo investitore in grado di sostituire il partner uscente.

Tra i nomi emersi come potenziali alternative figura Blackstone, altro colosso della finanza globale, che sarebbe in trattative per entrare nel progetto come partner finanziario. Tuttavia, anche in questo caso, non risulta ancora raggiunto un accordo concreto. L’assenza di una chiusura formale lascia aperti interrogativi sulla tempistica e sulla sostenibilità finanziaria della struttura del Michigan, considerata un tassello chiave della strategia di Oracle nel mercato dell’intelligenza artificiale.

Queste difficoltà si inseriscono in un contesto più ampio, segnato dagli investimenti estremamente aggressivi che Oracle ha effettuato negli ultimi anni per costruire data center dedicati all’AI. Una strategia che ha certamente rafforzato il posizionamento dell’azienda come fornitore infrastrutturale per carichi di lavoro avanzati, ma che ha anche avuto un costo elevato in termini di indebitamento. Nel più recente rapporto sugli utili, Oracle ha comunicato che il debito netto ha raggiunto circa 105 miliardi di dollari a fine novembre, in netto aumento rispetto ai 78 miliardi registrati un anno prima.

Questo incremento del debito è diventato uno dei temi centrali nel dibattito sulla possibile bolla dell’intelligenza artificiale. Molti osservatori si chiedono se la corsa alla costruzione di infrastrutture sempre più grandi e costose sia sostenibile nel lungo periodo, soprattutto in un contesto macroeconomico in cui il costo del capitale resta elevato. Secondo alcune fonti, proprio per questo motivo gli istituti di credito avrebbero iniziato a imporre a Oracle condizioni di leasing e di indebitamento più rigorose, aumentando la pressione sull’azienda.

Il mercato ha reagito con una certa nervosità a queste notizie. Il prezzo delle azioni Oracle, infatti, sarebbe sceso di circa il 46% rispetto al picco raggiunto a settembre, un calo significativo che riflette le preoccupazioni degli investitori sul livello di rischio associato ai grandi progetti infrastrutturali legati all’AI. In questo clima, ogni segnale di incertezza sui finanziamenti tende ad amplificare i timori.

Oracle, dal canto suo, ha cercato di smorzare le preoccupazioni. In una dichiarazione rilasciata lo stesso giorno delle indiscrezioni, l’azienda ha affermato che la costruzione del data center sta procedendo come previsto e che la scelta di non coinvolgere Blue Owl non rappresenta un problema. Secondo Oracle, il partner azionario ottimale sarebbe stato selezionato tra diverse opzioni competitive e l’esclusione di Blue Owl rientrerebbe in una normale dinamica negoziale.

Va inoltre ricordato che Blue Owl continua comunque a essere coinvolta in altri progetti legati a Stargate. La società, infatti, starebbe investendo circa 3 miliardi di dollari in un grande data center nel New Mexico, anch’esso parte dell’infrastruttura pensata per supportare OpenAI. Questo dettaglio suggerisce che il rapporto tra Oracle e Blue Owl non si sia interrotto del tutto, ma che il nodo riguardi specificamente la struttura del Michigan.

A complicare ulteriormente il quadro, il 12 del mese è emerso un rapporto secondo cui Oracle avrebbe posticipato la data di completamento di alcuni data center in fase di sviluppo per OpenAI dal 2027 al 2028. Il ritardo sarebbe attribuito a carenze di manodopera e materiali, problemi sempre più frequenti nei grandi progetti infrastrutturali. Anche in questo caso, Oracle ha risposto minimizzando, sostenendo che tutti i principali traguardi stanno procedendo secondo i piani.

Nel complesso, la vicenda mette in luce le tensioni che attraversano l’attuale corsa globale all’intelligenza artificiale. Da un lato, la domanda di potenza di calcolo continua a crescere a ritmi vertiginosi, spingendo aziende come Oracle a investire cifre colossali in nuove infrastrutture. Dall’altro, il peso finanziario di questi investimenti, unito alle incertezze macroeconomiche e operative, rende ogni progetto più fragile di quanto possa apparire nelle dichiarazioni ufficiali.

Il caso del data center per OpenAI in Michigan diventa così emblematico di una fase in cui l’entusiasmo per l’AI si scontra con la realtà dei bilanci, dei cantieri e dei mercati finanziari. Anche se Oracle insiste sul fatto che tutto stia procedendo come previsto, il crescente scetticismo degli analisti suggerisce che la vera sfida non sia solo costruire infrastrutture sempre più grandi, ma dimostrare che questo modello di crescita è sostenibile nel tempo.

Di Fantasy