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Il mondo del cinema e della fiction è sull’orlo di una trasformazione radicale, dettata dall’inarrestabile avanzata dell’Intelligenza Artificiale (IA). Le polemiche scatenate a Hollywood a causa dell’uso delle nuove tecnologie, culminate nelle dure prese di posizione di sindacati come il SAG-AFTRA, non sembrano aver frenato l’onda d’innovazione. Al centro di questo dibattito c’è la figura di Tilly Norwood, la prima “attrice” interamente realizzata con l’IA, la cui creatrice, Eline Van der Velden, responsabile dello studio Xicoia, ha recentemente sganciato la notizia che l’universo degli interpreti digitali è destinato a espandersi in modo esponenziale: sono in arrivo altri 40 attori creati con l’IA.

La reazione al debutto di Tilly Norwood è stata, come ammesso da Van der Velden stessa, “folle”. La possibilità che un’attrice virtuale potesse persino avere un agente ha acceso i riflettori su un futuro in cui il confine tra realtà e simulazione sarà sempre più labile. Tuttavia, l’ideatrice ribadisce che il progetto è stato concepito in modo etico e trasparente, frutto del lavoro di un team di ben quindici professionisti umani.

Secondo la visione di Van der Velden, l’industria cinematografica è destinata a suddividersi in tre macro-generi distinti: l’animazione, il live-action e, appunto, il genere IA, di cui Tilly è la pioniera. L’Intelligenza Artificiale, in quest’ottica, non è pensata per minacciare l’esistenza del cinema tradizionale o per togliere posti di lavoro agli attori in carne e ossa. Al contrario, essa rappresenta un’opportunità unica per sbloccare progetti che altrimenti faticherebbero a vedere la luce a causa di budget ridotti o poche possibilità di investimento. L’IA, inoltre, può contribuire alla sostenibilità ambientale del cinema, permettendo di realizzare sequenze complesse in modo meno impattante e più sicuro.

La notizia dell’arrivo di altri quaranta personaggi IA è la dimostrazione che l’esperimento Tilly Norwood è stato un successo, non solo tecnico ma anche di marketing. L’obiettivo dello studio Xicoia è ambizioso: costruire un intero universo narrativo popolato da questi interpreti digitali, tutti rigorosamente creazioni originali. Van der Velden sottolinea infatti che nessuno dei nuovi attori prenderà ispirazione da star esistenti, evitando così qualsiasi sfruttamento non equo o senza consenso dell’immagine di persone reali. Questo è un punto cruciale nel dibattito etico scatenato dall’uso di deepfake e cloni digitali.

Nonostante le condanne iniziali e le perplessità del sindacato degli attori, l’entusiasmo per il nuovo genere sembra contagioso. La creatrice di Tilly ha rivelato di essere in contatto con sceneggiatori, registi e attori vincitori di premi Oscar interessati a esplorare questo nuovo spazio creativo. L’idea è quella di un “enorme rinascimento creativo” nel genere IA, in cui la potenza dell’algoritmo si sposa con la visione e la sensibilità dell’autore umano.

Il futuro prospettato non vede una sparizione degli attori umani, così come la fotografia digitale non ha reso obsoleta la pittura o la scrittura tradizionale. L’IA si aggiunge semplicemente come una nuova forma d’arte e un nuovo strumento al servizio della narrazione, inaugurando un’era in cui gli “attori” digitali potrebbero avere agenti specializzati e ricoprire ruoli da star in pellicole interamente generate o fortemente supportate dall’Intelligenza Artificiale.

Di Fantasy