Quando un colosso della tecnologia decide di entrare nel campo della realtà estesa – quell’insieme in cui la realtà virtuale (VR) e la realtà aumentata (AR) convergono in un’unica esperienza immersiva – lo fa con tutte le carte in regola. È il caso del nuovo visore della Samsung, il Galaxy XR, che segna un passo importante verso l’evoluzione del modo in cui interagiamo con il digitale, il visivo e persino con noi stessi.
Progettato con l’ambizione di superare le semplici “maschere” per la realtà virtuale, il Galaxy XR è presentato dall’azienda sud-coreana come il primo dispositivo della sua categoria «basato in modo nativo sull’intelligenza artificiale». Non si tratta dunque solo di un display che proietta contenuti immersivi, ma di un vero e proprio ecosistema in cui hardware, software e intelligenza artificiale convergono per offrire qualcosa di più ricco, più proattivo, più “vivo”.
L’elemento centrale del dispositivo è l’integrazione della piattaforma Android XR di Google, frutto di una collaborazione strategica tra Samsung, Google e Qualcomm. È la piattaforma che – secondo Samsung – aprirà la strada a una nuova generazione di dispositivi mobili, non più solo smartphone o tablet, ma schermi indossabili, occhiali intelligenti e visori che espandono i nostri orizzonti quotidiani.
Un termine che Samsung ha scelto per descrivere questa nuova generazione di visori è “AI Native”. L’idea è che il visore non reagisca semplicemente ai comandi, ma che impari dall’utente, riconosca ciò che l’utente sente o vede — sia attraverso il display che attraverso il mondo fisico intorno a lui — e anticipi le sue esigenze. Come afferma Kihwan Kim, Executive Vice President e responsabile R&D di Samsung, grazie all’“AI multimodale” il dispositivo potrà “sentire ciò che senti e vedere ciò che vedi”. È una visione ambiziosa: un visore che non sta semplicemente davanti al viso dell’utente, ma che entra in relazione con lui.
Dal punto di vista dell’hardware, le specifiche non mancano di attirare l’attenzione: il Galaxy XR è alimentato da un processore Snapdragon XR2+ Gen 2 di Qualcomm, dispone di 16 GB di RAM e un display Micro-OLED che raggiunge la risoluzione di 3.552 × 3.840 per occhio. Il peso dichiarato del visore è di 545 grammi, a cui si aggiunge la batteria esterna da 302 grammi: per ottenere un bilanciamento tra prestazioni e comfort, Samsung ha distribuito il peso in modo da alleggerire la parte frontale e migliorare l’ergonomia. L’autonomia stimata per la visione video è fino a circa due ore e mezzo.
Non manca la consapevolezza che il cammino è ancora lungo: il successo del visore dipenderà anche dalla disponibilità di una vera “killer app”, ovvero di un’applicazione capace di far dimenticare all’utente che sta indossando un dispositivo, e piuttosto di fargli vivere un’esperienza inevitabilmente immersiva. Samsung lo ammette esplicitamente, ricordando come visori promettenti del passato non abbiano trovato ancora uno slancio definitivo.
In termini di disponibilità, il lancio del Galaxy XR è già iniziato negli Stati Uniti (21 ottobre) e in Corea (22 ottobre). Per l’Italia non è ancora stata annunciata una data precisa.
Samsung non sta semplicemente presentando un nuovo gadget, ma sta tentando di ridefinire la nostra relazione con la tecnologia indossabile. Il visore assume il ruolo di “schermo personale” ma anche di “ponte” tra mondo fisico e mondo digitale, dove l’intelligenza artificiale gioca il ruolo di mediatore e anticipatore. Rimane da vedere se questa visione potrà davvero tradursi in un’esperienza quotidiana e convincente per l’utente medio.