Recentemente, un inquietante sussurro ha agitato i corridoi dell’intelligenza artificiale: Yann LeCun, figura di riferimento del mondo della ricerca sull’IA e già a lungo al vertice di progetti di punta in azienda, starebbe prendendo in considerazione l’idea di lasciare Meta. Il motivo? Le crescenti tensioni con il controllo sui laboratori di ricerca dell’azienda – in particolare riguardo al MSL, ossia il Meta Superintelligence Lab.
Chi è Yann LeCun lo sappiamo bene: uno dei pionieri del deep learning, con una lunga storia di contributi teorici e pratici. Aveva scelto di lavorare in contesti aziendali, convinto che la ricerca potesse prosperare anche “dentro i confini del privato”. Però, quando il confine tra ricerca esplorativa e controllo aziendale si confonde, emergono problemi. Nel suo caso, pare che la gestione del MSL — con linee di comando più strette, possibili restrizioni sugli esperimenti, e una visione sempre più orientata al risultato commerciale — abbia cominciato a irritarlo profondamente.
Pare che LeCun avrebbe espresso insoddisfazione per come il laboratorio venga “controllato” — non tanto nei dettagli tecnici, ma nel respiro e nell’ambito delle libertà di innovazione. Quando uno dei massimi scienziati di un’azienda esprime perplessità sul grado di autonomia del proprio gruppo di ricerca, è un segnale forte: significa che il modello “ricerca dentro l’azienda” sta mostrando crepe.
Certo, non è detto che LeCun lascerà davvero. “Considerare” non è “annunciare”. Ma la sola ipotesi ha già provocato reazioni nel mondo AI: riflessioni sul peso del controllo, sul delicato equilibrio tra ricerca pura e obiettivi aziendali, sull’attrattiva o repulsione che una grande azienda può esercitare sui ricercatori di talento.