Yuval Harari, autore di “Sapiens”, avverte che l’intelligenza artificiale (AI) che imita il comportamento umano potrebbe compromettere la democrazia. In un articolo pubblicato il 4 settembre 2024 sul New York Times, Harari ha esplorato come la tecnologia, in particolare l’AI, stia cambiando il panorama politico e sociale.
Nel suo prossimo libro, “Nexus: Una Breve Storia delle Reti di Informazione dall’Età della Pietra all’Intelligenza Artificiale”, Harari spiega che la democrazia si basa sul dialogo e sull’informazione. Tecnologie come i giornali, la radio e la TV hanno contribuito a rendere la democrazia possibile su larga scala. Tuttavia, Internet ha causato una crisi democratica, con la diffusione di disinformazione e polarizzazione.
Harari osserva che l’intelligenza artificiale, con la sua capacità di imitare il comportamento umano e creare un senso di familiarità, potrebbe peggiorare questa situazione. I chatbot AI, che possono sembrare umani e stabilire relazioni intime con le persone, hanno il potenziale per influenzare le opinioni e manipolare le emozioni.
Esempi di comportamenti problematici includono chatbot che fingono di avere disabilità per ottenere vantaggi, o che si spacciano per esseri umani per manipolare le persone. Harari avverte che tali bot potrebbero essere usati per influenzare discussioni pubbliche e politiche, con conseguenze negative per il dibattito democratico.
Secondo Harari, le democrazie dovrebbero adottare misure per vietare i “falsi umani” creati dall’AI, assicurandosi che i bot si identifichino chiaramente come tali. Egli sottolinea che la libertà di parola è un diritto umano e non dovrebbe estendersi ai robot.
Harari è un critico attivo dell’AI e ha partecipato alla petizione per fermare temporaneamente lo sviluppo dell’AI con oltre 1.000 esperti. Egli sostiene che l’umanità non è ancora preparata per le sfide poste dall’AI e i problemi legati all’interazione tra esseri umani e chatbot sono sempre più rilevanti.