Tuttavia, Meta ha subito un colpo imprevisto: una settimana dopo l’annuncio del loro modello LLaMA, quest’ultimo è stato divulgato su 4chan. Quel che sembrava una crisi ha però trasformato il panorama dell’IA, con Meta che emerge come protagonista nel settore open source.

A maggio, un memo trapelato di un ricercatore Google ha messo in dubbio il futuro di Google e OpenAI nell’IA, suggerendo che entrambe le aziende erano vulnerabili. Dopo il successo di LLaMA e Llama 2, queste preoccupazioni sembravano sempre più fondate.

Nel frattempo, Google ha offerto agli sviluppatori l’accesso al suo modello PaLM attraverso delle API e ha lanciato un’app, MakerSuite, promettendo di potenziare la personalizzazione. Ma c’è una crescente pressione affinché Google renda open source il modello PaLM. Il vantaggio? Un open source PaLM potrebbe rivoluzionare la ricerca, incoraggiare la collaborazione e ridurre le disuguaglianze digitali. E una maggiore trasparenza e responsabilità nella tecnologia IA.

L’apertura del PaLM potrebbe avere impatti profondi, dallo sviluppo di strumenti diagnostici all’istruzione personalizzata, fino alle soluzioni basate sull’IA per sfide globali come il cambiamento climatico.

Per quanto riguarda OpenAI, nonostante il successo iniziale, sta perdendo utenti. Con un calo del 10% a giugno e luglio e un ulteriore 3% ad agosto. Anche se la loro prossima mossa potrebbe essere GPT-4, rendere GPT-3 open source potrebbe essere una mossa strategica. GPT-3, con le sue capacità di apprendimento flessibile, ha un potenziale rivoluzionario. Va oltre le applicazioni pratiche, spingendo i confini della generazione di testo IA.

Tuttavia, l’open source non è senza sfide. Entrambe le aziende sono caute, preoccupate che modelli come questi possano essere sfruttati in modi dannosi. Eppure, malgrado le sfide, l’open source potrebbe guidare il futuro dell’IA, come già dimostrato da LLaMA e Llama 2.

Di Fantasy