Nell’era contemporanea, la competizione tecnologica tra le nazioni non si limita più alla semplice supremazia tecnica, ma si estende al dominio della narrativa che la circonda. Un esempio emblematico di questa dinamica è la corsa agli armamenti quantistici, dove il controllo dell’informazione e della percezione pubblica gioca un ruolo cruciale.
La tecnologia quantistica rappresenta una delle frontiere più avanzate della scienza moderna. Basata sui principi della meccanica quantistica, essa promette di rivoluzionare diversi settori, dalla crittografia alla computazione. Nel contesto militare, le applicazioni quantistiche possono portare a sistemi di comunicazione impenetrabili e a capacità di calcolo in grado di decifrare codici complessi in tempi ridottissimi. Queste potenzialità rendono la tecnologia quantistica un asset strategico di primaria importanza per le nazioni che aspirano alla leadership globale.
La competizione per lo sviluppo e l’implementazione delle tecnologie quantistiche è spesso paragonata alla corsa agli armamenti nucleari del XX secolo. Tuttavia, mentre la corsa nucleare era caratterizzata da una dimostrazione tangibile di potenza attraverso test ed esplosioni, la corsa quantistica si svolge in gran parte nel dominio dell’invisibile e dell’intangibile. Questo aspetto rende il controllo della narrativa e dell’informazione ancora più centrale.
In un mondo interconnesso, la percezione pubblica e internazionale di una nazione può influenzare alleanze, investimenti e posizioni geopolitiche. Controllare la narrativa significa poter presentare i propri progressi tecnologici come superiori, anche quando le differenze effettive sono minime. Questo controllo può tradursi in vantaggi strategici, come l’attrazione di talenti, l’accesso a risorse o la deterrenza di potenziali avversari.
Un esempio evidente di questa dinamica è la competizione tra Stati Uniti e Cina nel campo dell’intelligenza artificiale (IA). Mentre gli Stati Uniti puntano su un modello guidato dalle imprese, con una forte collaborazione tra governo e settore privato, la Cina adotta una strategia di trasparenza per sfidare la narrativa del primato occidentale nell’IA. Questa competizione non si limita allo sviluppo tecnologico, ma coinvolge anche la capacità di influenzare la percezione globale riguardo alla propria leadership nel settore.
In questo scenario competitivo, l’Europa rischia di rimanere ai margini. Nonostante l’approvazione dell’Artificial Intelligence Act, mancano startup competitive nel panorama dell’intelligenza artificiale, e gli incentivi economici sono esigui rispetto a quelli di Stati Uniti e Cina. L’assenza di una strategia chiara potrebbe relegare l’Unione Europea al ruolo di spettatrice nella corsa tecnologica globale.