Negli ultimi anni, la rivoluzione dell’intelligenza artificiale (IA) ha cambiato profondamente il modo in cui le persone cercano e consumano informazioni sul web. Google, il motore di ricerca dominante a livello globale, sta ora dando priorità alle informazioni sintetiche generate dall’IA nei suoi risultati, modificando drasticamente l’esperienza degli utenti e influenzando pesantemente il traffico verso i siti web tradizionali, in particolare quelli di informazione giornalistica.
Per anni, esperti e osservatori avevano ipotizzato che l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale nella ricerca potesse rappresentare una minaccia per il traffico e i ricavi dei siti web, soprattutto delle testate giornalistiche. Ora, questa previsione sembra prendere forma con dati concreti.
Secondo un rapporto del Wall Street Journal (WSJ) del 10 giugno 2025, Google ha accelerato l’implementazione di funzionalità IA all’interno del suo motore di ricerca, come la funzione chiamata “Panoramiche AI”, che fornisce agli utenti un riassunto sintetico delle informazioni più rilevanti anziché semplici link a singoli articoli. Inoltre, la recente introduzione della “Modalità AI”, un chatbot che risponde direttamente alle domande degli utenti, riduce ulteriormente la necessità di cliccare sui siti originali per ottenere le informazioni.
Il risultato di questa rivoluzione è un calo significativo e quasi immediato del traffico web verso molte testate tradizionali. Dati di SimilarWeb, società specializzata in analisi del traffico online, mostrano come nel solo mese di aprile 2025 Business Insider abbia subito una diminuzione del 55% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Anche altre testate di rilievo come Huffington Post e Washington Post hanno visto il proprio traffico ridursi di oltre la metà.
Questi numeri pesanti hanno già avuto conseguenze drammatiche sul settore. Business Insider ha annunciato un taglio del 21% del proprio personale, segnalando come la crisi del traffico si traduca rapidamente in riduzioni di organico e risorse.
Le reazioni dei leader del settore non si sono fatte attendere. Nicholas Thompson, CEO di The Atlantic, ha avvertito i propri collaboratori della necessità urgente di ripensare la strategia aziendale, evidenziando come “il traffico di Google alla fine potrebbe azzerarsi” per molte testate. Per Thompson, Google non è più un semplice motore di ricerca, ma un vero e proprio “motore di risposte” che offre ai suoi utenti risposte immediate senza indirizzarli necessariamente ai siti originali.
William Lewis, CEO del Washington Post, ha definito la pratica di fornire riassunti anziché link una “minaccia seria per il giornalismo”, sottolineando come questo possa compromettere la sopravvivenza delle testate.
Dal canto suo, Daniel Coffey, direttore esecutivo della News Media Alliance, ha denunciato una sorta di “furto” di contenuti da parte di Google, poiché i riassunti generati dall’IA usano informazioni senza un compenso per i creatori originali. Coffey ha esortato le autorità statunitensi, in particolare il Dipartimento di Giustizia (DOJ), a intervenire per limitare il monopolio di Google e tutelare l’industria mediatica.
Google ha risposto a queste critiche negando che vi siano problemi legati alla perdita di traffico o ricavi per i siti. L’azienda sostiene che ogni giorno genera miliardi di clic verso i siti web, e che le funzioni AI Overview e AI Mode in realtà aumentano le possibilità di scoprire contenuti, offrendo una gamma più ampia di risposte alle domande degli utenti.
Tuttavia, la differenza tra fornire un semplice link e fornire una risposta completa all’interno della pagina dei risultati rappresenta un cambiamento profondo che, dati alla mano, sta avendo un impatto tangibile sul flusso di visitatori verso i portali di notizie.
Il fenomeno evidenzia una delle sfide più urgenti per l’industria dei media tradizionali: come adattarsi a un mondo dove l’informazione non viene più cercata e consumata allo stesso modo. Mentre l’IA può migliorare l’esperienza utente fornendo risposte immediate, il rischio è che il modello economico basato sul traffico web venga messo seriamente in crisi.
Le testate giornalistiche dovranno probabilmente ripensare i propri modelli di business e strategie editoriali per convivere con questa nuova realtà, magari puntando maggiormente su contenuti esclusivi, esperienze immersive o modelli di abbonamento che non dipendano solo dal traffico organico.
In conclusione, l’avanzata dell’intelligenza artificiale nei risultati di ricerca di Google sta riscrivendo le regole del gioco nell’informazione digitale, mettendo in discussione il tradizionale rapporto tra motori di ricerca e siti web. Il futuro del giornalismo digitale si trova ora a un bivio cruciale, chiamato a innovare per sopravvivere e prosperare in un’epoca dominata dalle risposte sintetiche dell’IA.