Vinod Khosla, noto imprenditore e investitore della Silicon Valley, ha recentemente lanciato un monito audace riguardo al futuro delle grandi aziende: secondo lui, gli anni 2030 vedranno la fine di Fortune 500 come conosciuto.
In un’intervista, ha dichiarato che l’intelligenza artificiale (IA) sarà in grado di svolgere l’80% dei lavori più economicamente rilevanti entro il 2030, mettendo a rischio l’esistenza stessa di molte delle attuali aziende leader.
Khosla ha sottolineato che l’IA non si limiterà a supportare le attività umane, ma sostituirà completamente molte professioni, tra cui medicina, contabilità, diritto e ingegneria. Secondo lui, l’esperienza umana diventerà “essenzialmente gratuita”, riducendo drasticamente i costi dei servizi in settori come la sanità e l’istruzione.
Un altro aspetto preoccupante evidenziato da Khosla è la lentezza delle grandi aziende nell’adottare l’IA. Molte di esse, a causa della loro struttura gerarchica e della resistenza al cambiamento, rischiano di essere superate da startup agili e innovative che costruiscono il loro modello di business attorno all’IA. Khosla ha osservato che le aziende consolidate spesso vedono l’IA come uno strumento incrementale, mentre le nuove imprese la considerano come un elemento centrale della loro strategia.
Tuttavia, Khosla non prevede un futuro distopico. Anzi, immagina un “era dell’abbondanza” in cui la necessità di lavorare per sopravvivere svanisce, consentendo alle persone di dedicarsi a passioni e attività creative. In questo scenario, l’IA libererà l’umanità dalla necessità di svolgere lavori ripetitivi e permetterà una riorganizzazione del lavoro e della società.