Un mondo in cui rispondere alle email, organizzare calendari e programmare riunioni non richieda più la tua costante attenzione. Un mondo in cui puoi quasi dimenticarti di quell’ansia da inbox piena: la posta arriva, qualcuno – o qualcosa – la smista, prepara bozze, suggerisce risposte, controlla gli incroci di disponibilità e persino manda inviti. Quel “qualcosa” è l’agente di posta elettronica automatizzato che Perplexity ha appena lanciato, riservato ai suoi utenti più esigenti, con un prezzo che non passa inosservato: 200 dollari al mese.
Perplexity – già noto per motori di ricerca basati su AI e strumenti di produttività – ha presentato il suo “Email Assistant” come parte del piano “Max”. Questo assistente ha una missione ambiziosa: non solo gestire messaggi, ma ridisegnare il rapporto quotidiano che abbiamo con la posta elettronica. Non è solo ordinare, ma anticipare, rispondere, programmare, sintetizzare. È un approccio che tenta di rispondere a una ferita tipica della vita da lavoratore cognitivo: lo spreco di ore in comunicazioni routinarie, scambi infiniti, rimbalzi di email per fissare un orario, risposte che restano sospese.
All’interno del suo funzionamento, l’assistente entra nei thread di posta, analizza gli impegni nel tuo calendario, propone orari liberi, invia inviti, abbozza risposte che rispecchiano il tuo “tono”, categorizza le missive in arrivo, e offre sommari giornalieri dei messaggi e degli incontri importanti. L’obiettivo dichiarato? “Inbox zero, quotidianamente.”
Duecento dollari al mese non sono spiccioli: questo assaggio di futuro non è pensato per chi controlla la posta nel tempo libero o manda quattro email al giorno. È fatto per chi ha decine – decine e decine – di mail da gestire, per chi ha riunioni da sincronizzare, o per chi semplicemente vuole liberarsi da compiti burocratici e dedicare la propria mente ad altro. Aziende, professionisti con molti contatti, team di amministrazione, settore vendite, pubbliche relazioni, chi lavora con collaborazioni multiple – tutti potenziali destinatari di questo prodotto.
Inoltre, il prezzo forte segnala la posizione di Perplexity in un mercato molto competitivo, dove Google e Microsoft già dominano con Gmail, Outlook, gli ecosistemi Office e Workspace. Perplexity scommette che la comodità e l’automazione possano fare breccia, soprattutto se integrati “in basso”, ossia nella routine di chi lavora.
Con grande potere arriva… una grande responsabilità. Dare a un agente AI accesso alle proprie email, ai contatti, al calendario, permettergli di scrivere risposte a nome tuo: non sono decisioni da poco. Perplexity ha dichiarato che i dati vengono trasmessi e memorizzati con crittografia “enterprise-grade”, che non vengono usati per addestrare i modelli, e che rispetta regolamenti come il GDPR e SOC-2.
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Ma in molti si chiedono se ciò sia veramente sufficiente. Per esempio: cosa succede se l’AI sbaglia la data di una riunione? Se interpreta male il tono di una mail importante? Se in un thread delicato – negoziazioni, mannaggia – una risposta automatica è imprecisa o addirittura dannosa? Recensioni iniziali segnalano che in contesti semplici l’assistente è “sorprendentemente utile”, ma quando la posta si complica – tempi, dettagli, eccezioni, errori nel comprendere contesti intricati – emergono limiti.
E poi c’è la questione della fiducia: fare affidamento su “qualcosa” che sta dietro ai tuoi messaggi richiede la certezza che non tradirà – accidentalmente o peggio – la tua privacy, il tuo tono, la tua intenzione. Anche per le aziende, questo può diventare un problema legale o reputazionale. La sicurezza dei dati è un prerequisito, non un optional.
L’Email Assistant è un passo ben chiaro verso l’automazione completa di ciò che oggi consumano tempo, energia mentale e attenzione. Analoghe mosse si vedono anche nella concorrenza: Google inserisce funzioni di AI in Gmail e Workspace, Microsoft espande Copilot, altri startup investono in agenti che svolgono compiti complessi con minore supervisione umana.