Immagina una corsa: i concorrenti più veloci sono in testa, tutti pensano che chi taglierà il traguardo per primo vincerà. Ma poi scopri che la gara non è solo contro il tempo — ci sono ostacoli nascosti, regole ferree, controlli militari lungo il percorso. In quel contesto, chi ha scelto di partire con prudenza, con scarpe robuste e strategia, vince — non chi accelera al massimo fin dal primo metro.

È esattamente questo il paradosso che emerge da un’analisi condotta da VentureBeat, che combina i risultati di un’indagine su 86 team di sviluppo con test pratici su quattro strumenti di intelligenza artificiale per la scrittura di codice: GitHub Copilot, Claude Code, Cursor e Windsurf. Il messaggio è chiaro e un po’ controintuitivo: i tool più veloci non sono quelli che le aziende sceglieranno per i loro ambienti produttivi.

Quando uno sviluppatore o un team cerca uno strumento AI per generare codice, il desiderio naturale è cercare quello più veloce, quello che risponde in pochi secondi, che anticipa i nostri pensieri. Ma le grandi aziende — soprattutto in settori regolamentati come finanza, salute, difesa — hanno un approccio diverso: la sicurezza, la conformità, il controllo sui dati sono requisiti imprescindibili.

Dalla survey emergono dati rivelatori: tra le organizzazioni di grandi dimensioni, Copilot è utilizzato dall’82%. Nel panorama complessivo, Claude Code guida l’adozione (53%). Ma non è una questione di velocità pura: è questione di “fiducia architetturale”.

In altre parole: un software che va molto veloce ma non può garantire come sono trattati i segreti, i dati sensibili o non può essere distribuito in ambienti isolati, viene scartato prima ancora di esser valutato seriamente.

Di fatto, molti strumenti “all’avanguardia” non superano il primo filtro: le aziende non li considerano affatto se non soddisfano le regole base sulla compliance e sicurezza.

Per capire come si comportano concretamente questi strumenti in ambienti “reali”, i ricercatori hanno sottoposto i tool a scenari che simulano problemi tipici: gestione di “segreti” (password, chiavi API), individuazione e correzione di vulnerabilità SQL injection, modifica su più file e contesti distribuiti (frontend + backend).

Ecco alcuni risultati interessanti:

  • Tempo al primo risultato (time-to-first-code): Copilot è spesso il più rapido per generare la prima risposta — 17 secondi in un test sulle vulnerabilità. Claude, un po’ più lento (36 s), ma con un comportamento più cautelativo.
  • Approccio metodico vs “salto in avanti”: Claude analizza il codice con calma, file per file, per evitare errori di integrazione che poi costerebbero caro. Copilot a volte produce soluzioni più rapide ma “salta” passaggi che potrebbero essere necessari su sistemi complessi.
  • Controllo dei segreti sensibili: solo Claude, tra gli strumenti testati, ha generato avvisi circa la condivisione di segreti via chat — un dettaglio che può fare la differenza in contesti regolamentati.
  • Errore meno probabile vs prestazioni da urlo: Cursor — che è uno dei più rapidi nei benchmark — ha dimostrato punti deboli di affidabilità su codebase grandi, rendendolo poco appetibile quando i rischi sono alti.

In sostanza: uno strumento che arriva “prima” ma lascia buchi, discrepanze, o non avverte sulle pratiche pericolose, può essere più dannoso che utile in un contesto produttivo serio.

Il test non basta da solo. Le decisioni aziendali dipendono da fattori più ampi:

  • Sicurezza e conformità: certi settori richiedono che i dati non escano dalla rete dell’azienda, che vi siano audit, che il modello sia eseguibile on-premise o in ambienti isolati. Solo pochi strumenti oggi offrono tali possibilità.
  • Distribuzione e flessibilità di deployment: le aziende vogliono poter controllare dove e come viene eseguito il modello AI. SaaS esclusivi o piattaforme che non supportano ambienti isolati spesso vengono esclusi.
  • Integrazione col resto dello stack: se uno strumento “vive” bene all’interno dell’ecosistema GitHub, per chi già lavora con GitHub l’offerta è più attraente.
  • Costo reale vs costo pubblicizzato: le licenze sono solo una parte del costo. Si aggiungono implementazione, sicurezza, integrazioni, gestione di vendor multipli. Curiosamente, molte aziende adottano strategie “multi-piattaforma”, pagando per Copilot e Claude per bilanciare velocità e compliance.

Il risultato? Nessuno strumento al momento “vince tutto”. Le aziende sono costrette a compromessi ragionati, spesso adottando più strumenti insieme.

GitHub Copilot “vince” nelle grandi organizzazioni, grazie al forte legame con l’ecosistema GitHub già presente nelle aziende, anche se ha limiti nel deployment isolato. Claude Code “vince” nell’adozione generale, soprattutto tra team più piccoli, perché mette più enfasi su sicurezza, avvisi, architettura conforme, anche se con prestazioni un po’ più lente.

Gli strumenti ultra-rapidi (Cursor, Replit) subiscono una “barriera di ingresso” nelle imprese: la loro velocità non compensa le mancanze in governance e affidabilità. Questo fa sì che molte aziende scelgano di usare più strumenti contemporaneamente, per bilanciare velocità, integrazione e compliance. Il costo totale — licenze, infrastruttura, supporto — può raddoppiare rispetto a una soluzione ideale, ma al momento è un compromesso accettato.

La lezione che emerge da tutto questo è che la strategia architetturale e i vincoli aziendali devono venire prima rispetto a qualsiasi promessa di prestazioni. Se un tool “perfetto per sviluppatori” non può essere distribuito, editato o usato nei contesti regolamentati, non sarà mai scelto dalle aziende che contano.

In futuro, è probabile che il mercato si consolidi: alcuni vendor miglioreranno i loro profili di sicurezza, altri saranno acquisiti o spariranno. Ma fino ad allora, chi adopera l’AI nel mondo enterprise dovrà navigare queste complessità con pragmatismo — non con hype.

Di Fantasy