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Quando un’azienda come OpenAI decide di lanciare una nuova app social basata su video, l’attenzione non può che essere alta. È quello che è successo con Sora, annunciata con discreta sorpresa e rapidamente salita agli onori delle cronache tecnologiche per le sue caratteristiche e per la rapidità con cui ha iniziato a generare entusiasmo e polemiche.

La dinamica del lancio è quasi da “evento tech”: Sora 2 sarebbe stato reso disponibile all’inizio per un segmento ristretto di utenti — ad esempio chi ha l’abbonamento “ChatGPT Pro” o utenti su iOS in Stati Uniti — e già in queste condizioni le discussioni nella community si sono animate. Fra gli utenti soddisfatti, si è segnalato che il sistema rispetta in modo convincente alcune leggi fisiche nelle simulazioni — un dettaglio che, in un’app video AI, non è affatto di poco conto. Ma naturalmente non mancano le critiche: alcune creazioni generate da Sora mostrano contenuti che sfiorano il deepfake o che sembrano ignorare i diritti d’autore, suscitando dubbi sulla vigilanza e sulla responsabilità sui contenuti.

Appena due giorni dopo il lancio, Sora ha raggiunto la 3ª posizione nella classifica dei download dell’App Store statunitense su iOS, dietro soltanto a ChatGPT e a Gemini. In quei due giorni, si parla di circa 164.000 installazioni negli Stati Uniti, un numero che, se confermato, è impressionante soprattutto considerando che l’accesso non era ancora completamente aperto: per iscriversi a Sora era necessario un invito, con un sistema di condivisione tramite codici che limitava la diffusione spontanea. Quindi il fatto che, con limitazioni, l’app abbia raggiunto quella classifica indica un notevole humus di attesa e curiosità.

Se guardiamo con un occhio critico, dietro questi numeri ci sono sfide e ambiguità. L’uso del video generato da intelligenza artificiale pone domande etiche — come distinguere fra creazioni legittime e contenuti ingannevoli o dannosi, come prevenire l’uso improprio, come gestire il «diritto d’autore» quando l’IA crea immagini o video che ricordano opere note. Le reazioni segnalate nell’articolo originale indicano che nella community alcuni utenti hanno già condiviso video con personaggi famosi in contesti improbabili (es. Pikachu che fa ASMR, o altre creazioni surreali) — fenomeni che mettono in luce i confini incerti fra creatività generativa e cattivo uso.

Ma il fatto è che, in termini di mercato, Sora ha segnato un punto di forza nel breve tempo. Non è solo la velocità dei download: è che ha attirato attenzione e discussione — segno che un’app di video social con generazione AI può toccare corde sensibili: la fantasia, l’ironia, la provocazione, ma anche il timore della manipolazione.

Di Fantasy