IBM ha alzato una nuova voce con il progetto “Project Bob”, presentato al TechXchange 2025. Dietro questo nome apparentemente neutro si nasconde una visione audace: non un semplice assistente al codice, ma un IDE (Integrated Development Environment) multi-modello che governa l’intero contesto del repository, orchestrando in tempo reale vari modelli di linguaggio per trasformare il modo in cui le aziende modernizzano software legacy, refactoring, migrazioni di framework e gestione della sicurezza. Secondo IBM, i benefici interni già sperimentati sarebbero consistenti: un +45 % della produttività media e aumenti del 22-43 % nei commit di codice.
Quando si parla di assistenti al codice oggi, è facile pensare a strumenti come Copilot, Cursor o altri “vibe coder”: intelligenze che suggeriscono frammenti, autocomplete, qualche refactoring. Ma Bob, nelle intenzioni di IBM, vuole andare oltre: non limitarsi a suggerire, bensì orchestrare — decidere quale modello usare, in base al compito, al contesto, ai vincoli di sicurezza e al costo. In concreto, Bob mantiene la totalità del codice sorgente (il repository) come contesto persistente. Non perde “la storia” quando si cambia file, sessione o obiettivo. Sa quando un pezzo di codice dipende da un altro, quando un cambiamento in una parte impatterà altrove. Sa quali modelli sono più adatti a certe trasformazioni, e li invoca al momento giusto.
Il funzionamento è così: un compito complesso (ad esempio “aggiorna questa applicazione da Java 8 a Java moderno con React”) viene scomposto e mandato al motore di orchestrazione di Bob, che a sua volta smista sotto compiti a modelli diversi (Claude, Mistral, Llama, Granite 4) scegliendo bilanciamenti fra accuratezza, latenza e costo. Questo “routing intelligente” è ciò che distingue Bob rispetto a un semplice suggeritore. E la promessa è che lo sviluppatore non perde il “flow” — non deve interrompersi per cercare documentazione, controllare dipendenze, verificare la coerenza del refactoring: tutto quel che serve gli viene offerto nel contesto del suo IDE, con attenzione anche alla sicurezza e alla compliance.
I dati interni di IBM sono notevoli: circa 6.000 sviluppatori hanno già utilizzato Bob nei loro progetti interni. Il risultato medio è stato un aumento del 45 % nella produttività, con un incremento di commit tra il 22 % e il 43 %. Più di 95 % di questi utenti ha impiegato Bob non per generare codice ex novo, ma per completare task — ovvero per eseguire trasformazioni reali, refactoring, modernizzazioni.
Non meno importante è l’attenzione alla governance e alla produzione operativa. Perché — ossessivamente — le aziende sanno che il vero problema non è costruire prototipi brillanti, ma operare con affidabilità, sicurezza e tracciabilità. In quest’ottica, IBM ha lanciato “AgentOps” per la governance in tempo reale degli agenti, “Agentic Workflows” per orchestrare flussi complessi di agenti, e ha integrato Langflow (framework open source di costruzione visuale di agenti) all’interno di watsonx Orchestrate, arricchendolo con funzionalità aziendali come audit, policy enforcement, osservabilità, distribuzione su infrastrutture aziendali, permessi granulati, monitoraggio di bias e drift.
Per molte aziende, il valore maggiore di Bob è quando ci sono grandi basi di codice legacy, specie in Java 8, Struts, JSF, architetture datate. Il passaggio a versioni moderne o a framework come React – che in condizioni normali richiederebbe una significativa dose di analisi manuale, revisione e testing — è la “missione” che Bob intende facilitare. Il guadagno atteso è quello di ridurre il debito tecnico, accelerare il rilascio, ridurre errori e rollback.
Ma non mancano le domande critiche. Le cifre sono tratte da esperimenti e usi interni: non sappiamo ancora se — quando applicato a basi di codice diverse, con architetture non “standard”, con vincoli, dipendenze estreme, team con skill diversi — Bob manterrà la stessa efficacia. Il salto da “funziona dentro IBM” a “funziona dappertutto” è un terreno insidioso. C’è anche da considerare quanto il routing dei modelli, pur sofisticato, possa “indecidere” in casi ambigui, o introdurre latenza, costi o errori di coerenza. La governance è una sfida: anche con AgentOps, l’osservabilità reale di agenti che operano in ambienti complessi è cruciale. Le policy aziendali, la compliance, i requisiti normativi renderanno necessario un equilibrio fragilissimo fra automazione e controllo umano.
Al momento, Project Bob è disponibile in “tech preview privata”: le aziende interessate possono richiedere accesso attraverso il portale IBM. Le funzionalità AgentOps e Agentic Workflows sono già integrate in watsonx Orchestrate; l’integrazione con Langflow dovrebbe diventare disponibile al pubblico entro breve.