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In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale entra nei più svariati spazi dell’arte e della creatività, anche l’apprendimento musicale non resta immune alla trasformazione. È con questa visione che l’azienda sudcoreana MPAG ha lanciato MyMusicFive, un’app educativa musicale alimentata dall’IA, pensata per accompagnare chi studia uno strumento con un assistente che ascolta, corregge e guida in tempo reale.

Secondo il CEO Jeong In-seo, MyMusicFive è oggi disponibile su Google Play Store e Apple App Store e sta già registrando una crescita rapida del numero di utenti. L’elemento distintivo dell’app è la sua capacità di riconoscimento vocale in tempo reale: mentre l’utente suona, l’app “ascolta” l’esecuzione, valuta l’accuratezza e attiva funzioni intelligenti come il cambio automatico di pagina dello spartito. In sostanza, diventa un partner discreto, pronto a intervenire quando il musicista ha bisogno di supporto.

Dentro questa app si trovano modalità pensate per affinare l’abilità di ciascuna mano: si può scegliere di esercitarsi con la mano sinistra, la mano destra o entrambe insieme, e il sistema AI si adatta di conseguenza. Una funzione molto apprezzata è l’“Auto-turning”: grazie al riconoscimento del suono, lo spartito “gira” automaticamente nel momento opportuno, evitando al pianista, al violinista o al musicista qualsiasi distrazione. E poi c’è l’anteprima delle esecuzioni: prima di “premere play”, è possibile avere un’idea di come l’interpretazione verrà valutata, un modo per prepararsi psicologicamente e tecnicamente.

Il repertorio che MyMusicFive mette a disposizione è impressionante: oltre 300.000 spartiti, disponibili in vari generi e livelli di difficoltà, collegati a una piattaforma globale di spartiti digitali gestita da MPAG stessa. Non si tratta solo di leggere, ma di interagire. Gli utenti possono condividere video delle proprie performance in una community interna, ricevere feedback, osservare altri musicisti e crescere insieme. In un certo senso, l’app fonde apprendimento, esecuzione e socialità musicale.

Dietro queste funzionalità c’è una parte tecnica sofisticata: MPAG afferma di aver sviluppato internamente tecnologie di riconoscimento musicale in tempo reale, capaci di analizzare altezza, durata e dinamica del suono, identificare le note presenti in una melodia, e leggere la struttura dello spartito. Tutto deve avvenire in streaming, mentre l’utente suona, senza latenza significativa, perché l’esperienza resti naturale, non invasiva.

Come spesso accade nei progetti ambiziosi, le promesse sono tante, ma i nodi da sciogliere non mancano. Innanzitutto, l’affidabilità del riconoscimento in ambienti reali: rumore di fondo, riverbero, microfoni di qualità variabile, variazioni timbriche individuali sono fattori che possono interferire con la precisione dell’IA. Se l’app sbaglia nel “capire” una nota o valuta male il tempismo, l’utente rischia di sentirsi scoraggiato piuttosto che stimolato.

Poi, la personalizzazione: ogni musicista ha sensibilità diverse, stile, interpretazione propria. Un’app che corregge deve essere sufficientemente flessibile per “comprendere” varianti interpretative, senza essere troppo rigida nel giudizio. La curva tra suggerimenti utili e imposizioni è sottile.

Altro punto critico è l’usabilità e l’adozione: per essere utile, l’app dovrà risultare intuitiva per chi non è esperto di tecnologia, minimizzando la fatica da configurazione. Inoltre, per convincere musicisti seri — che spesso usano strumenti “di peso” o ambienti di studio — l’app deve dimostrare che si integra bene con strumenti esterni, audio interface, software, spartiti già in uso.

Infine, l’equilibrio tra gratuità e monetizzazione: con un’offerta così ricca (spartiti, tecnologie AI avanzate), è lecito chiedersi quali funzioni saranno gratuite e quali riservate a versioni premium. Se l’esperienza “base” resta troppo limitata, rischia di scoraggiare l’uso, ma se tutto è incluso, l’app dovrà contare su guadagni che giustifichino costi di sviluppo e infrastruttura.

MyMusicFive si inserisce in un filone molto promettente dell’IA applicata alla creatività: non quella che “genera musica da zero”, ma quella che accompagna chi crea a migliorarsi. Se le promesse tecniche si manterranno su scala reale, l’app può diventare uno strumento prezioso per studenti, insegnanti e appassionati.

Di Fantasy