Una rivoluzione silenziosa si sta consumando nel campo della medicina bionica, offrendo un barlume di speranza a milioni di persone colpite dalla degenerazione maculare legata all’età (AMD), una delle principali cause di cecità irreversibile. Un recente studio clinico condotto da Science Corporation, una compagnia focalizzata sulle interfacce cervello-computer (BCI), ha dimostrato che una combinazione di occhiali smart e un impianto retinico artificiale può effettivamente restituire una visione funzionale a pazienti che avevano perso la capacità di leggere. La ricerca, pubblicata sul New England Journal of Medicine, segna un progresso significativo per coloro che erano stati costretti a rinunciare alle attività quotidiane più semplici.
La degenerazione maculare è una malattia progressiva e, fino a poco tempo fa, ritenuta irreversibile, causata dalla morte delle cellule al centro della retina. Questa perdita compromette la visione centrale, essenziale per attività come la lettura, il riconoscimento dei volti e la guida. I pazienti affetti da AMD si ritrovano spesso in una condizione di disperazione, cercando a volte soluzioni costose e inefficaci. Come ha commentato il Dr. R. Chen del Columbia University Irving Medical Center, i pazienti sono “disperati”, arrivando a spendere cifre ingenti per terapie a base di cellule staminali inutili.
L’approccio di Science Corporation, guidata da Max Hodak (cofondatore di Neuralink insieme a Elon Musk nel 2016), si è concentrato sulla riparazione parziale della vista danneggiata attraverso un metodo bionico. L’azienda ha sviluppato un dispositivo piccolo, delle dimensioni di 2×2 mm, costruito come un piccolo pannello solare, destinato ad essere impiantato chirurgicamente sotto la retina del paziente.
Il funzionamento di questo sistema è ingegnoso e si basa sulla sinergia tra due componenti. Dopo l’intervento chirurgico, i pazienti indossano occhiali smart dotati di una telecamera. Questa telecamera capta l’ambiente circostante e proietta un’immagine ingrandita — usando la luce nel vicino infrarosso — verso l’impianto retinico.
L’impianto, agendo come una sorta di “occhio artificiale”, imita il funzionamento delle cellule retiniche sane. Ricevendo la luce infrarossa, genera e trasmette micro-impulsi elettrici al nervo ottico. In sostanza, bypassa la parte danneggiata della retina, utilizzando il dispositivo bionico per convertire la luce in segnali nervosi interpretabili dal cervello.
I risultati della sperimentazione clinica, che ha visto la partecipazione di trentadue pazienti con un’età media di settantanove anni, sono stati incoraggianti. Dopo un anno di monitoraggio, ventisei partecipanti (l’80% del gruppo) hanno registrato un miglioramento della vista rispetto al punto di partenza, con alcuni che hanno recuperato la capacità di leggere i libri.
Nonostante il successo sia significativo, la tecnologia è ancora in fase evolutiva. I pazienti non recuperano una visione perfetta; il mondo è percepito in modo sfocato e in bianco e nero. Inoltre, l’utilizzo degli occhiali e della telecamera richiede un periodo di addestramento di alcuni mesi, poiché l’interazione con il dispositivo è diversa dalla vista naturale.
Dal punto di vista della sicurezza, sono stati osservati effetti collaterali, tra cui ipertensione oculare, lacerazioni retiniche e sanguinamento in diciannove pazienti. Tuttavia, i ricercatori hanno sottolineato che questi effetti sono stati “per lo più gestibili” e si sono risolti entro due mesi.
L’impatto potenziale sulla vita dei pazienti è, tuttavia, immenso. Il recupero di una visione, seppur limitata, per chi era completamente cieco a causa dell’AMD, è considerato “sorprendente” dagli esperti del settore. Science Corporation sta lavorando allo sviluppo di una versione migliorata del dispositivo ed è in attesa di approvazione per la commercializzazione in Europa, mentre è in corso una discussione per l’autorizzazione negli Stati Uniti con la FDA (Food and Drug Administration).
È interessante notare come lo stesso Max Hodak sia coinvolto anche in Neuralink, che parallelamente sta portando avanti il progetto ‘Blindsight’ per il ripristino della vista tramite chip cerebrali, con l’obiettivo ancora più ambizioso di far vedere anche chi ha perso entrambi gli occhi e il nervo ottico. Questo fermento nel campo delle BCI sottolinea come la fusione tra neurologia e tecnologia AI stia davvero inaugurando una nuova era per la medicina rigenerativa della vista.
