In un momento in cui il dibattito pubblico è dominato dal timore che l’intelligenza artificiale sia l’ennesima bolla finanziaria destinata a scoppiare, Salesforce sembra aver scelto una strada diversa, fatta di pragmatismo e numeri concreti. Mentre analisti e scettici mettono in discussione la sostenibilità dei massicci investimenti nel settore, il colosso guidato da Marc Benioff ha annunciato un dato che sposta l’attenzione dalle speculazioni alla realtà del mercato: l’acquisizione silenziosa ma significativa di seimila nuovi clienti nel solo terzo trimestre, tutti attratti dalle nuove soluzioni basate sulla tecnologia Agentforce.
Questa accelerazione non è un semplice esercizio di marketing, ma il segnale di una trasformazione profonda nel modo in cui le aziende percepiscono l’utilità dell’intelligenza artificiale. Se fino a pochi mesi fa l’AI era vista principalmente come uno strumento di assistenza o una curiosità tecnologica, oggi si sta evolvendo verso il concetto di agenti autonomi. Questi sistemi non si limitano a rispondere a domande o a generare testi, ma sono in grado di agire, risolvere problemi e gestire processi aziendali complessi in autonomia, integrandosi direttamente nei flussi di lavoro esistenti.
Il successo di questa strategia risiede nella capacità di offrire un valore immediato e misurabile. Le aziende che hanno adottato queste nuove soluzioni non lo hanno fatto per seguire una moda, ma per rispondere a necessità operative concrete, come l’automazione del servizio clienti o l’ottimizzazione delle vendite. La rapidità con cui Salesforce ha convinto migliaia di organizzazioni a investire in questa tecnologia suggerisce che, al di là del rumore di fondo sulla borsa e sulle valutazioni stellari delle startup, esiste una domanda reale e solida per strumenti che migliorino l’efficienza produttiva.
Questa crescita avviene in un contesto di mercato particolarmente delicato. Da un lato ci sono le grandi promesse della Silicon Valley, dall’altro i dubbi sulla reale redditività di tali innovazioni nel lungo periodo. Salesforce sta cercando di dimostrare che l’intelligenza artificiale generativa può uscire dalla fase dei prototipi per diventare una colonna portante del software aziendale. L’introduzione degli agenti rappresenta un cambio di paradigma: non è più l’utente a dover imparare a usare il software, ma è il software che “comprende” l’obiettivo e agisce per raggiungerlo.
L’aggiunta di questi seimila clienti in un arco di tempo così breve funge da contrappeso alle narrazioni più pessimistiche. Racconta la storia di un’adozione tecnologica che sta avvenendo “sul campo”, lontano dai riflettori dei grafici di borsa, dove le imprese sono disposte a pagare per soluzioni che risolvono problemi reali. Se l’IA sarà o meno una bolla lo dirà solo il tempo, ma per ora il mercato sembra dare ragione a chi, come Salesforce, ha deciso di puntare sull’utilità pratica e sull’integrazione profonda nei processi di business quotidiani.
