Lo sviluppo della tecnologia di produzione di chip di nuova generazione di Intel, nota come 18A (1,8 nanometri), ha subito un brusco rallentamento che rischia di avere conseguenze rilevanti sull’intera strategia dell’azienda. Secondo quanto riportato da Reuters, NVIDIA avrebbe interrotto i test legati alla produzione di chip basati sul processo 18A di Intel, un segnale che ha immediatamente alimentato nuove incertezze sulla maturità e l’affidabilità di questa tecnologia.

La reazione del mercato non si è fatta attendere. Dopo la diffusione della notizia, il titolo Intel ha registrato un calo di circa il 2,2% nelle prime contrattazioni alla Borsa di New York. Nvidia, da parte sua, non ha rilasciato commenti ufficiali, mentre Intel si è limitata a ribadire che lo sviluppo del processo 18A “sta procedendo senza intoppi”. Una risposta prudente, che tuttavia non è bastata a dissipare i dubbi degli investitori e degli analisti, consapevoli di quanto questa tecnologia sia cruciale per il futuro del gruppo.

Il processo 18A rappresenta infatti uno dei pilastri della strategia di rilancio di Intel come protagonista non solo nella progettazione, ma anche nella produzione avanzata di semiconduttori. In un settore dominato dalla taiwanese TSMC, leader mondiale delle fonderie, Intel punta su 18A per colmare il divario tecnologico e riaffermare una capacità produttiva d’avanguardia sul suolo statunitense. Non a caso, l’azienda ha recentemente annunciato l’apertura del suo stabilimento Fab 52 nel campus di Ocotillo, in Arizona, dove è stata installata la prima linea di produzione di massa basata proprio su questo processo. Intel ha definito 18A come “la tecnologia di produzione più avanzata sviluppata e implementata negli Stati Uniti”, caricandola di un forte valore simbolico oltre che industriale.

Dal punto di vista tecnico, il processo 18A integra due innovazioni che Intel descrive come rivoluzionarie per l’intero settore dei semiconduttori. La prima riguarda l’architettura dei transistor, con l’introduzione della tecnologia Gate All Around (GAA), che avvolge il canale del transistor su tutti i lati. Questo approccio consente una maggiore densità di integrazione e un miglior controllo elettrico, con l’obiettivo di incrementare sia le prestazioni sia l’efficienza energetica. La seconda innovazione riguarda il sistema di alimentazione del chip, ripensato per ottimizzare la distribuzione dell’energia e ridurre le perdite, un aspetto sempre più critico man mano che le dimensioni dei nodi produttivi si riducono.

In questo contesto, il coinvolgimento di Nvidia nei test sul processo 18A aveva un valore che andava oltre la semplice sperimentazione tecnica. Nvidia è oggi uno dei clienti più ambiti per qualsiasi fonderia, non solo per i volumi potenziali, ma soprattutto per il prestigio tecnologico che porta con sé. La sua partecipazione ai test veniva letta come un segnale di fiducia verso la roadmap di Intel e come un possibile primo passo verso future collaborazioni produttive. Il fatto che questi test siano stati sospesi riapre quindi interrogativi sulla resa e sulla stabilità della produzione di massa, due fattori determinanti per convincere clienti di primo piano.

Va ricordato che Nvidia ha investito circa 5 miliardi di dollari in Intel lo scorso settembre, in un’operazione avvenuta dopo che il governo degli Stati Uniti aveva acquisito una partecipazione di circa il 10% nell’azienda. Tuttavia, quell’investimento non includeva un accordo vincolante per la produzione dei chip Nvidia negli stabilimenti Intel. Questo dettaglio, oggi, appare ancora più significativo: l’investimento aveva una valenza strategica e politica, ma non garantiva automaticamente una partnership industriale sul piano manifatturiero.

Secondo diversi esperti del settore, la decisione di Nvidia di fermare i test non equivale necessariamente a una bocciatura definitiva del processo 18A, ma rappresenta comunque un campanello d’allarme. La vera sfida per Intel non è solo sviluppare tecnologie avanzate sulla carta, ma dimostrare che queste possano essere prodotte su larga scala con rese elevate e costi competitivi. In un mercato dove TSMC continua a dettare il ritmo con il suo processo a 2 nanometri e una comprovata affidabilità produttiva, ogni incertezza pesa in modo amplificato.

Il caso 18A mette quindi in luce la difficoltà del percorso intrapreso da Intel. Da un lato, l’azienda ambisce a recuperare terreno e a diventare un’alternativa credibile alle fonderie asiatiche, contribuendo anche alla sicurezza della catena di approvvigionamento dei semiconduttori negli Stati Uniti. Dall’altro, deve convincere clienti chiave come Nvidia non solo con promesse tecnologiche, ma con prove concrete di maturità industriale. Lo stop ai test rappresenta un ostacolo in questo cammino e sottolinea quanto sia complesso trasformare una visione di rilancio in una realtà produttiva solida e riconosciuta dal mercato.

Di Fantasy