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Secondo quanto riportato da The Information, OpenAI starebbe valutando in modo sempre più concreto l’introduzione della pubblicità all’interno di ChatGPT. Non si tratterebbe di un’ipotesi astratta o di una semplice speculazione di mercato, ma di un progetto in fase di esplorazione attiva, che include la creazione di mockup dedicati e il reclutamento di figure con una solida esperienza nel settore della pubblicità digitale. La questione segna un possibile punto di svolta per la piattaforma, chiamata a bilanciare la necessità di costruire un modello di business sostenibile con l’esigenza di non compromettere la natura conversazionale che ha reso ChatGPT così popolare.

L’idea alla base del piano sarebbe quella di mostrare informazioni sponsorizzate solo quando risultano realmente pertinenti, ad esempio nel momento in cui un utente cerca attivamente un prodotto o un servizio. In questo scenario, la pubblicità non interromperebbe la conversazione in modo invasivo, ma verrebbe integrata come estensione informativa, cercando di mantenere una continuità con la richiesta dell’utente. Proprio per questo, OpenAI starebbe lavorando anche su un sistema di intelligenza artificiale separato, incaricato di determinare se una conversazione abbia o meno uno scopo commerciale, distinguendo le interazioni di ricerca o acquisto da quelle personali o puramente informative.

Il rischio principale individuato internamente riguarda le possibili reazioni negative degli utenti. OpenAI è consapevole che l’introduzione di annunci potrebbe essere percepita come una violazione della fiducia, soprattutto se desse l’impressione che le conversazioni personali vengano sfruttate per finalità di targeting pubblicitario. Per questo motivo, la priorità dichiarata rimane l’esperienza utente. L’orientamento attuale sarebbe quello di evitare qualsiasi esposizione pubblicitaria nelle fasi iniziali della conversazione, rimandando eventuali contenuti sponsorizzati a un momento successivo, quando l’utente ha già manifestato in modo esplicito un interesse concreto, ad esempio chiedendo maggiori dettagli o interagendo con un collegamento.

In pratica, un annuncio legato a un marchio specifico comparirebbe solo nel caso in cui l’utente stia cercando attivamente quel tipo di prodotto o servizio. Le opzioni in fase di test includerebbero modalità discrete di visualizzazione, come l’inserimento degli annunci in una barra laterale accanto alla risposta principale di ChatGPT o una chiara etichettatura che segnali la presenza di contenuti sponsorizzati. L’obiettivo non è replicare i modelli pubblicitari tradizionali, ma adattarli a un contesto conversazionale, dove l’attenzione e la fiducia dell’utente sono elementi centrali.

In realtà, l’adozione della pubblicità non rappresenta una sorpresa totale. Fin dagli esordi, era chiaro che una piattaforma come ChatGPT, con una base utenti in rapida crescita, avrebbe prima o poi dovuto confrontarsi con il tema della monetizzazione su larga scala. Oggi ChatGPT conta circa 900 milioni di utenti attivi settimanali e OpenAI punta a raggiungere i 2,6 miliardi entro il 2030. In questo scenario, il riferimento è il mercato globale della pubblicità digitale, stimato intorno ai 1.000 miliardi di dollari e dominato da colossi come Google, Meta e Amazon.

L’amministratore delegato Sam Altman si è mostrato a lungo prudente sul tema della pubblicità, sottolineando in più occasioni i rischi di un approccio troppo aggressivo. Tuttavia, negli ultimi mesi OpenAI ha iniziato a costruire le basi operative per un possibile ingresso in questo settore, assumendo professionisti provenienti dalla pubblicità digitale e potenziando in modo significativo le funzionalità di acquisto all’interno di ChatGPT. L’introduzione delle ChatGPT Apps e le partnership con realtà come Shopify, Zillow e DoorDash vanno proprio in questa direzione, trasformando ChatGPT da semplice assistente conversazionale a punto di accesso diretto a servizi e transazioni.

Secondo diversi analisti, ChatGPT potrebbe rivelarsi una piattaforma pubblicitaria particolarmente efficiente, proprio perché in grado di cogliere in modo molto più preciso interessi e intenzioni di acquisto rispetto ai motori di ricerca o ai social network tradizionali. Le conversazioni permettono di intercettare bisogni espliciti, domande contestualizzate e segnali di interesse difficilmente replicabili con i soli dati di navigazione o di interazione social. Questo potenziale spiega perché la pubblicità venga vista come una leva fondamentale per i ricavi futuri di OpenAI.

Attualmente, solo una piccola parte degli utenti settimanali di ChatGPT, circa il 5%, è abbonata a un piano a pagamento. Per questo motivo, l’azienda prevede di generare in media 2 dollari all’anno per utente gratuito già a partire dal prossimo anno, con l’obiettivo di arrivare a 15 dollari entro il 2030. Sommando questi valori su scala globale, il fatturato cumulativo previsto dagli utenti gratuiti potrebbe raggiungere circa 110 miliardi di dollari entro il 2030, una cifra che rende evidente perché la pubblicità sia considerata una componente strategica del modello economico.

Non mancano però le resistenze interne. Secondo alcune indiscrezioni, una parte dei dipendenti di OpenAI si sarebbe opposta all’idea di una forte integrazione pubblicitaria, ritenendola in contrasto con la missione di lungo periodo dell’azienda e con l’obiettivo dichiarato di sviluppare l’intelligenza artificiale generale. La tensione tra visione ideale e necessità economiche emerge così in modo chiaro: da un lato, la volontà di costruire sistemi di IA sempre più avanzati e affidabili; dall’altro, la realtà di costi crescenti e di un mercato che richiede sostenibilità finanziaria.

La possibile introduzione della pubblicità su ChatGPT non è quindi solo una scelta di business, ma un passaggio delicato che potrebbe ridefinire il rapporto tra utenti, intelligenza artificiale e mercato. Il modo in cui OpenAI riuscirà a integrare gli annunci senza snaturare l’esperienza conversazionale sarà determinante non solo per il successo della piattaforma, ma anche per il futuro modello economico delle applicazioni di intelligenza artificiale su larga scala.

Di Fantasy