Nel cuore della conversazione globale sull’intelligenza artificiale e i suoi limiti emergono iniziative che non si limitano a sfruttare la tecnologia per facilitare compiti quotidiani o intrattenere, ma che la impiegano per dare voce a prospettive storicamente marginalizzate e per riformulare il modo in cui pensiamo ai sistemi di IA stessi. AfroféminasGPT è uno di questi progetti: un chatbot progettato con l’obiettivo di raccontare e spiegare il razzismo non come un mero pregiudizio individuale, ma come una struttura di potere sistemica e radicata nella storia e nelle dinamiche sociali, linguistiche ed economiche. La sua ideazione è legata all’attivista, filosofa e fondatrice di Afroféminas, Antoinette Torres Soler, una figura che ha speso gran parte della sua vita nella lotta per l’uguaglianza, dando voce alle identità nere e intrecciando dialoghi tra nord e sud del mondo.
L’intelligenza artificiale è spesso celebrata come uno strumento neutro e potente, capace di rispondere a domande, generare testi e dialogare in modo naturale. Tuttavia, come molte ricerche hanno evidenziato, i modelli più diffusi tendono a riprodurre e persino amplificare bias razziali presenti nei dati da cui sono stati addestrati, specialmente nei confronti di gruppi come la comunità afroamericana. AfroféminasGPT nasce proprio da questa consapevolezza critica: non accetta definizioni generiche di razzismo, come “atteggiamenti di superiorità”, ma lo interpreta attraverso categorie più profonde, rifacendosi al pensiero di autori e pensatrici nere e decoloniali come bell hooks, Angela Davis, Frantz Fanon e Stuart Hall.
La storia di questo progetto è intimamente personale e collettiva allo stesso tempo. Antoinette Torres Soler, originaria di Cuba e residente a Saragozza, in Spagna, ha dovuto confrontarsi sin da giovane con le difficoltà dell’essere una donna nera e migrante in contesti culturali non sempre inclusivi. Questa esperienza l’ha portata a esplorare e riconoscere la portata strutturale delle disuguaglianze razziali, scoprendo che le difficoltà vissute personalmente non erano eccezioni, ma riflessi di un problema globale e sistemico. Da questa consapevolezza è nata nel 2013 Afroféminas, piattaforma dedicata a dare spazio all’esperienza delle donne nere, combattere il razzismo e creare connessioni tra esperienze di diverse parti del mondo.
AfroféminasGPT si pone quindi come uno strumento che tenta di andare oltre l’approccio standard dei chatbot basati sull’intelligenza artificiale. Mentre molte IA si collegano a internet e filtrano informazioni tramite algoritmi che spesso risentono dei pregiudizi presenti online, questa versione non si connette alla rete proprio per evitare “contaminazioni” di contenuti intrinsecamente razzisti, sessisti o coloniali. Al contrario, è stata addestrata esclusivamente su testi etici e decoloniali, spesso liberamente condivisi tra attiviste e attivisti, che riflettono un pensiero critico e radicato nelle esperienze e nelle lotte delle comunità nere.
Il processo di creazione di AfroféminasGPT è stato descritto dalla sua stessa ideatrice come simile alla costruzione di un diario familiare: la scelta dei testi, il tono, l’attenzione alla proprietà intellettuale e alla forza delle voci scelte sono aspetti centrali per dare allo strumento una prospettiva autentica e non riducibile agli stereotipi. Il risultato è un GPT capace di rispondere a domande non solo con precisione formale, ma con profondità etica, smontando stereotipi, rivendicando la sovranità della conoscenza nera senza “diluirla o sbiancarla” e offrendo chiavi di lettura che i modelli tradizionali spesso omettono.
La ricezione di questo progetto è stata significativa: in poche settimane più di 800 persone hanno richiesto l’accesso, un segno dell’interesse e del bisogno di strumenti che rispondano a domande di identità, potere e discriminazione con un linguaggio e una logica che rispettino e riflettano esperienze storiche e culturali specifiche. Ma Antoinette Torres Soler non si ferma qui: guarda al futuro con la volontà di usare l’intelligenza artificiale anche per esplorare il cosiddetto afrofuturismo, immaginando mondi migliori e rappresentazioni di donne nere in contesti di valore e creatività mai visti prima.
Nel dibattito più ampio sull’intelligenza artificiale e su chi questa tecnologia rappresenti o escluda, AfroféminasGPT emerge come un esperimento tanto etico quanto pionieristico: una risposta critica all’assenza di voci nere nei modelli mainstream e una proposta di come l’IA possa essere utilizzata non solo per generare testi, ma per democratizzare conoscenza, dare spazio a prospettive marginalizzate e sfidare strutture di potere radicate nella nostra società.
